Credi di decidere la tua vita?
I dettagli. Quelli almeno mi sarà concesso?
Ho oltrepassato il confine. Ho spiccato un salto al di sopra dello steccato e mi son ritrovata a trotterellare felice in un campo immenso. Verde a dismisura e azzurro così perfetto, asciutto, terso che ho paura a guardarlo per non sbiadirlo, per non vederlo sfumare via dalla pesantezza e ruvidità del mio dito. Un'unica appendice rivestita da uno zoccolo felpato dall'erba altissima. La solco come fosse un mare, libera, tendendo e rilasciando tutti i muscoli, modellati, dal vento che soffia sulle fragili parole mie, sulle intenzioni che si scontrano con la precarietà dei tempi, spazza la polvere dai progetti lasciati irrealizzati… piccoli particolari.
Ma le cose importanti vengono da sole.
Sono come il fuoco che cauterizza le ferite antiche. Tu percepisci il bruciore ancora vivo, ma cerchi pace lungo il profilo delle montagne, refrigerio nelle profondità dell'oceano, saggezza nella salita drammatica e spensieratezza sfrenata nelle discese distensive.
Mettiamo che per un tempo limitato io abolissi tutte le norme, e non alcune soltanto. Una volta raggiunto l'obiettivo, non potrei riassumerle tutte, quelle norme? Indubbiamente gli affari sono una specie di guerra. Perché dunque non fare guerra totale in vista della pace? … Risento la sensazione di ferita aperta. Mi guardo la gamba. Quella sinistra. All'altezza della tibia. Una lineetta alta non più di un centimetro e profonda non meno di due. Ho pensato che non smettesse più di venir fuori. Rosso. Denso. Insistente. Si vede ancora oggi.
Se guardi attentamente la riconosci. Brava. Calda. Impetuosa. Se stessi fermo un attimo ti ritrarrebbe in un secondo. Scosta piano quel velo opaco e tira a se in maniera chiara e precisa tutti i fugaci tratti del tuo carattere e le linee della tua vivacità. Lo stile è il suo: robusto e flessibile, ingenuo e concreto, permeato di due stillate di forza e originalità. La sua è pittura e poesia che si nutrono di fantasia e si innervano nella vita reale, tacite, armoniose.
A cosa penso? Alle tue parole, ai tuoi sorrisi di diniego, alla smorfia che fai quando non vuoi che ti fermi tra due virgolette e tre lunghissime pause. Eppure quei momenti mi riporteranno indietro e da quelli trarrò linfa vitale. Ad essi mi aggrapperò e mi farò sollevare al di sopra della viltà del deserto del cuore e dolcemente ammarerò sui due lembi mai rimarginati. Vivere vuol dire portare una cicatrice. Tutti questi pensieri eran come la banderuola in cima all'edificio del disagio e dello scontento.
I due passi sono tratti da L'inverno del nostro scontento di John Steinbeck
Let's just imitate the real, until we find a better one