Alla ricerca della mitezza. La si sentiva la mancanza della voce dai registri sottobosco, incanto e mistero. In rispolvero lei, ora, in corrispondenza di qualcosa di urgente da esprimere, qualcosa che non si può lasciar lì, a sopire. E così viene fuori, evitando le suole degli scarponi che vorrebbero solo appiattire, livellare, annullare. Minacciosa maschera, costume inquietante e trucco pesante che ci fa visita negli incubi più neri, estrema, estrosa, figura strana a metà tra una ninfa e il Night King, un folletto e un satiro, gender fluid, conturbante e disturbante pronto a interpretare un nuovo personaggio della trama, ma rimanendo persona, e raccontarci la sua storia, tormentata, ribelle, sempre, verso la società retrograda, verso la falsità, rimette al centro il solito discorso, il sé e i sentimenti, nella loro essenza purissima e scevra da sovrastrutture. Stride, la sua mistica convinzione, sferzata da folate di dubbi eterni, si avvita e si disperde, in una danza che ricorda un sabba di streghe, sprofonda e riemerge dagli abissi, in riverberi e gorgheggi mesmerici che ci rapiscono come il canto di una sirena e ci trascinano sul fondale. Lei sboccia, sgargiante corallo, sinuosa Dulse, non sfiorarla se veramente non puoi, non posare l'occhio su di lei se realmente non vuoi. La mitezza non esiste. You can't even it out.