venerdì 8 giugno 2012

uno dei possibili

continua…



Ho soggiogato quel quadrante, ho afferrato le lancette, sgusciato ed eviscerato tempo e modi, da brava massaia raccogliendo ingredienti espedienti e inclinazioni, mi accomodo e ti cucino ben bene non ignorando la quantità, esaltando la qualità. Non mi dilungherò in particolari poco interessanti, andrò subito alla carne soda, sezionandola, insaporendola, lasciandola in intingolo con bacche di ginepro e robusto vino rosso; sprigionerà un profumo intenso, rilascerà umori e ne assorbirà altri... una deliziosa tortura per le mie mani, una piacevole sorpresa per il tuo palato. C'è una segreta abilità ascosa ai più: quella prodigiosa attitudine a creare immagini dal nulla, alterarne natura e gusto, farne nutrimento, trasferirlo in un universo parallelo nel quale celebrare in liturgia suprema la forza e la potenza dell'energia vitale che ne scaturisce. Non è forse questo il paradiso? I sensi. Non sono ancora sazia. Ho spiluccato, ho intinto il tuo taglio più remoto nella percezione pura e intima. Guido ora la mia lama a incidere sull'omero e lì la mia papilla si scatena, scaltra, infida, indaga e rimuove ogni tuo ultimo indugio. Cosa mi trattenga dallo sferrare il successivo attacco è la precisa volontà di sperimentare sulla piega del tuo accavallamento un'ipotesi di percorso, una tattica di tortura, uno spartito lungo le cui linee si muoia e si rinasca adagio, veloce, allegro, molto allegro, io chiave di sol, poggiata lieve sulla seconda a sottolineare a riempire a muovere la notazione un'ottava sopra, un'ottava sotto, preda, predatore, si inseguono, si confondono, si infondono, si compenetrano, si smarriscono, si ricongiungono, ricomponendo una corrispondenza tra il dentro, il fuori, lo smarrimento interiore, un fugace e dilatato desiderio di sperimentazione sulla superficie. È tutto così disturbante, niente è più evidente, i ruoli si sono invertiti, il carnefice nella costruzione artefatta viene sbalzato su un piano inferiore, a coprire o ad attutire i rimbalzi, soccombe, la vittima cangiante sovrasta e si perde e fluttua, congelata e perennemente sospesa nell'infinitamente, indecifrabile, l'emblema a forma di spirale nella quale convergono a scandire le cinque armonie. Uno schermo piatto, ma malleabile, oscuro e riflettente si pone tra i due: i loro profili si congiungono, le loro proiezioni felici, cozzano, si scontrano, s'intersecano, s'insegnano l'incastro, a far scaturire la scintilla della creazione di un nuovo universo fatto di acqua e calda luce vivificante. Il mio punto generatore, il suo impulso. Si avvicina. Lo imploro, lo raccolgo e il ventre levitato sussulta, riempito, grato. Il piede, impazzito, s'attorciglia e rilascia, il ginocchio si avvita, memorizza, compie un giro attorno al fianco, il bacino batte il ritmo e suda, scioglie, la lacrima, la fatica impiantando le radici nelle fossette. Si allontana…





Credo nella bellezza di tutte le donne, nella perfidia della loro immaginazione che mi sfiora il cuore, nell'unione dei loro corpi disillusi con le illusorie sbarre cromate dei banconi dei supermarket, nella loro calda tolleranza per le mie perversioni
James G. Ballard

13 commenti:

  1. ebbasta? :)))) più spine, più spine… ;)

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  2. :O. Bellissimissimo. (Sono un giovane introverso, devi accontentarti.)

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  3. XXXXD non pretendevo complimenti… introverso? la tua scrittura estrinseca mondi interiori bellissimissimi! :)

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  4. Credo sia una delle conseguenze...dicessi tutto quello che mi passa per la testa, non mi rimarrebbe più nulla da scrivere...

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  5. direi che il simbolo del cactus ti sta a meraviglia ;)

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  6. Credevo volessi parlare di tempo, poi di cucina, poi di relazioni interpersonali, poi di femminilità, poi di Tarantino, poi di sadomaso, poi di sesso, ma alla fine ho capito cosa volevi veramente. Scommetto che mentre digitavi avevi le gambe accavallate. No? Beh...io sì. E non lo faccio mai.

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    1. io non ho le gambe accavallate, ma annodate proprio, le slego spesso però.. :p

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  7. ecco come promesso ho tentato la ricetta e dato inconsapevolmente vita a due entità che mi hanno piacevolmente intrattenuta fino a farmi perdere nella loro trama mentre la prima parte del tutto andava a fuoco:( ma siccome la luce era spenta il fumo era invisibile e stranamente inodore così adesso che posso dire? gustoso e ruvido, sinistramente cigolante quanto un bisturi ossidato inserito con precisione chirurgica nella cartilagine di una giuntura infiammata?

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    1. mi piace il rumore che fa.. avrei dovuto fare il chirurgo! :))) *

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