Citami qualcosa della Nin. E perché dovrei? Non imparo mai nulla a memoria. Ma posso farti rivivere quelle parole. Son dentro me. Sono impastate insieme alla ragione, annotate dai sensi, evidenziate in maniera unica e inequivocabile, modificate, unite e separate, riprese e spostate. All'interno non riesco a controllarle, sono i dialoghi di personaggi mai domi, si rincorrono, scompaiono e riappaiono dopo anni; sono gli abiti velati che nascondono e sfuocano i tratti, le forme e le rotondità. Sbalordiscono anche me. Vorrei che le loro narrazioni fossero più precise, e per frammenti ci son riuscita, ma sempre più spesso difettano di spessore, precisione e profondità. Colano, sbavano, scivolano e io con loro, non posso spiegare gesti e scelte, non posso definire schemi e assorbire formule valide per prevedere il futuro. Puoi plasmarle, spennellarle, percepirne i contorni, attribuire loro significati sempre differenti. Io amo come vivo, per scrivere percezioni, per capire devo portare a galla il detto-non detto, il senso-non senso. Questa è la chiave per accedere al mio mondo, complesso e controverso, sfumato e fondo. Attingi, apri se riesci, recupera visioni e simboli sempre che non ti spaventi osare, scavare, toccare.
L'amore non muore mai di morte naturale.
Muore per abbandono, per cecità,
per indifferenza, per averlo dato per scontato,
per inanità, per non averlo coltivato.
Le omissioni son più letali degli errori consumati.
Il capitano Gino
4 ore fa
Gran pezzo, gran disegno e musica d'autentico culto ... perché non blogghi più spesso?
RispondiEliminatempo insufficiente *
EliminaSempre eccellente, niente da dire..
RispondiEliminaMa anche se trivelli mia cara, spesso l'amore muore per morte naturale e allora addio al tutto!
Sì, Nella, è quella che da meno soddisfazioni nessun colpo di teatro, ma è quella più frequente
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