mercoledì 13 luglio 2011

Il settimo passo


Son sette? Come le meraviglie? , le rispondo, e cerco di far breccia e di creare un intermezzo… è scoraggiata, ma tanto giù che riesco a intravederne le suole. È profondamente depressa, anzi per esser precisi, nel continuo oscillare pendolare tra gli eccessi di simpatia e le picchiate violente ha scavato una buca enorme e lì in mezzo ad acqua gelida e buia si opprime e perde speranza. Per prima cosa ti regalo un epilogo, un sublime approdo sul quale sciogliere in toni surreali le tristi circostanze… scegli se legare le cime o sfiorare gli abbracci rimanendo alla deriva. Ho sognato che ci fossero due soli. Uno tramontava, l'altro sorgeva in uno scambio di reciproca gentilezza. L'uno si tuffava non appena scorgeva l'altro che giungeva a toccar la sponda. Gli eterni lottatori sistemati sulla pista illuminata, i poderosi nuotatori sempre in bilico tra gli abissi e la superficie. Persevera. Inseguimi. Resisti. Che tris inossidabile: io, te, i mulini a vento. Sempre più audaci, ogni volta più tesi nell'insopprimibile volontà di perseguire l'unica ragione di vita: serra, irrora, nutrilo, suona il motivo celestiale, quartetto d'archi in lontananza, abbatte tutti i muri, potente, inscalfibile, ingovernabile. Dobbiamo esser spontanei, questa è la nostra arma, priva di disegno logico, si serve di un piano improvvisato in cinque minuti, rimango inossidabile vedetta orientata a nord, a individuare i margini, a tenerli lontani. Ostinato tempo, prendi una scorciatoia, vuoi privarci del ruolo da protagonisti, ma noi, sull'onda emotiva del respiro impresso e della lacrima mai sgorgata, tagliamo gli ormeggi e calchiamo la scena sesta quella in cui è scritto lo sberleffo al destino, ignorando tutti i canoni, invertendoli e sovvertendoli... lei ama, lui ama. Il senso di lettura, la contesa tra buio e luce, l'inizio o la fine del sentiero, le sbarre e gli squarci, il pieno svuotato, gli occhi spenti e i visi accesi. È Settima arte, palindroma come i loro nomi, quella O che ti si disegna sulle labbra, il suono della sorpresa e dell'emozione circolare. Ottima.

Volevo scriverti una storia sulla magia. Volevo conigli che spuntassero dai cappelli. Volevo palloni che ti sollevassero fino al cielo. Ma è diventato tutto nient'altro che tristezza, guerra, afflizione. Non l'hai mai visto, ma dentro di me c'è un giardino.
Io sono febbraio - Shane Jones

12 commenti:

  1. L'ottima è tipo la prima... solo in un mondo parallelo.

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  2. Se l'esoterismo fosse solo la strumentazione di cui tu qui ti sei avvalsa per affidare a noi lettori la tua intensa temperie civile, culturale e spirituale mi sarebbe difficile sottrarmi vieppiù al fascino di quelle arti arcane!

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  3. vero che tutto suona un po' spento, senza vitalità o con scarsa lena.
    è il problema che ho anche io, infatti non scrivo cose amorose perchè alla fine rileggendole suonano come campane da morto.
    credo dipenda dal fatto che concentro troppi concetti, sette otto tutti in fila, sono troppi.

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  4. @AdrianoMaini: non credo di avere simili facoltà, pure l'avessi, non le userei, vado a caso…

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  5. @Teti: quello all'inizio… al primo passo, al settimo e oltre son accesa e accidenti brucio! :)

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  6. È il tuo nome ed è anche ottobre
    è il divano e i tuoi unguenti
    è lei tu la giovane dei turbamenti
    e sono le colombe in voli segreti
    ed è l'ultimo gradino della torre
    ed è l'amata che spia l'amore al riparo
    ed è quel che si può dare in ogni movimento e gli oggetti
    e sono i padiglioni
    e il non essere interamente in un'azione
    ed è il Canto dei Cantici
    ed è l'amore che ti ama
    ed è un riassunto di veglia
    di vigilanza sola al margine della notte
    al margine del sognatore e degli insonni
    è anche aprile e novembre
    e le perturbazioni interne di agosto
    ed è la tua nudità
    che assorbe la luce degli specchi
    ed è la tua capacità di grano
    di lasciarti guardare nelle cose
    e sei tu e sono io
    ed è camminarti in circolo
    dare ai tuoi fatti dimensione d'arco
    e solo col tuo impulso dirti la parola.

    Homero Aridjis

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  7. son passi difficili da fare in doble, forse è per quello che quando si prova arrivano secchiate di ghiaccio.
    mica sempre, ma insomma__ spesso!

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