La superficie è umida. Ha piovuto tanto e non è riuscito ad asciugarsi. È tutto impastato: sabbia, erba, dita, capelli, velo. La scrivo, la mia iniziale, ci riesco. Sarà l'introduzione, sarà il prologo, l'ultimo granello di interesse si sta perdendo dopo essersi aggrappato tenacemente nelle mie unghie e forse non terminerò nemmeno quel discorso intimo, l'autoanalisi, la consapevolezza che ci sia qualcosa che non va, non procede, non sfocia, non trova l'alveo suo naturale. Può accadere. Non si è tutti uguali.
C'è chi semplifica e chi deprime lo scoramento, chi perde la capacità d'amare e chi spalanca al delirio, affronta a viso aperto o segue con lo sguardo la linea lontana dell'orizzonte e a cuore in mano decide di chiudere, fermarsi e contemplare, appollaiata su una pila di sedie, le figure in movimento: la posizione privilegiata di chi sceneggia, dirige e assiste, suggerisce, legge e traduce le proprie sensazioni.
La mia opera, completata o no, s'è già resa nota, ermetica metafora, eredità di tante pagine che han messo a nudo e han vestito, il dono essenziale, il più apprezzato, il più saturo, il più appagante. Ne conservo l'impronta, ma l'ho già riciclato. Altri ne godranno più di me.
A me basta un distillato, che sia sincera essenza del dopo che già dipingo, del prima che è già accaduto, dell'ora che si emancipa dal comune, dall'abitudine di esagitare il proprio sapere e di esporlo su una mensola a prender polvere, dalla speranza che lo si apprezzi e lo si elogi e non lo si critichi… cosa morta da piangere e da seppellire. Incipit per nulla rassicurante. Chi crede di sapere s'irretisce delle proprie capacità di terminati, s'annoia e rimane immobile; chi sa di sapere si avventura tra i tableaux vivants e si perde nelle note e ignote, calpesta i frammenti, si slega dalle rigide strutture e vomita: l'apparenza mesta, il sorriso di circostanza, la vacuità dei rituali, le illusioni, le tradizioni, le costrizioni.
Il cumulo si dissolve alla luce di una lucidità estrema che si materializza, ingloba e precipita nel colore, si ciba di drammi quotidiani e nutre un unico quadro, passione pura, e come tale brucia, distrugge, ricrea.
A volte è facile essere me.
A volte è facile, il bello sta tutto lì.
RispondiElimina"C'è chi semplifica e chi deprime lo scoramento, chi perde la capacità d'amare e chi spalanca al delirio"
RispondiEliminaIO spalanco al delirio
anche a me, giusto un distillato grazie...
RispondiEliminaEssere sé stessi è SEMPRE facile, come lo è il dire la verità.
RispondiEliminaDifficile è sopportarne le conseguenze in un mondo di ipocriti.
Un abbraccio.
Spero di non essere mai completamente lucido.
RispondiEliminauna metà e l'altra le fa compagnia, suppongo.
RispondiEliminadue mezze solitudini ne fanno una intera da chiudere in un barattolo da conserve e riporre ordinatamente in qualche dispensa.
ma che meraviglia quando lo apri!
da lontano arriva anche meglio l'aroma.
la distanza da tutto regala agli altri il meglio che siamo capaci di dare.
insieme a loro si perde, va a male, inacidisce.
resisti Petrolia, un giorno sarai fiera e felice di questa fatica!
ammiro la tua lucidità nell'autoanalisi.
RispondiEliminain questo periodo sono tremendamente confusionario con me stesso.
Mi ricorda del vuoto e della depressione sentiti dopo che si abbia terminato un'opera esigente. Prima si è contenti e soddisfatti sapendo che si ha fatto qualcosa di bene, poi vengono tali sentimenti stranamente negativi come se si volesse soltanto vedere la debolezza di ciò che si aveva compiuto. Occorre quindi nasconderla e fare un passo indietro..
RispondiElimina-Erich Fried
RispondiEliminalasciarti essere te
tutta intera
Vedere
che tu sei tu solo
se sei
tutto ciò che sei
la tenerezza
e la furia
quel che vuole sottrarsi
e quel che vuole aderire
Chi ama solo una metà
non ti ama a metà
ma per nulla
ti vuole ritagliare a misura
amputare
mutilare
Lasciarti essere te
difficile o facile?
Non dipende da quanta
intenzione e saggezza
ma da quanto amore e quanta
aperta nostalgia di tutto-
di tutto
quel che tu sei
Del calore
e del freddo
della bontà
e della protervia
della tua volontà
e irritazione
di ogni tuo gesto
della tua ritrosia
incostanza
costanza
Allora
questo
lasciarti essere te
non è forse
così difficile
Mi piacerebbe molto, ogni tanto, smetterla con l'autoanalisi :/
RispondiEliminapenso seriamente che tu potresti co-sceneggiare un film con Von Trier. seriamente...
RispondiEliminaChiapperi è da un pezzo che non ti vedo e mi ero perso questo magico pezzo. Un bacio e buona domenica (e anche sabato, per quello che resta).
RispondiElimina@MrJamesFord: bello, brutto, soggetto difficile io da trattare e da auto comprendere! :)
RispondiElimina@InneresAuge: ci avrei scommesso.. :P
RispondiElimina@Alpexex: te ne verso subito un po'.. o ne hai anche tu, immagino :)
RispondiElimina@ZioScriba: sì è quello l'aspetto più difficile, ma qualcuno deve pur farlo 666)*
RispondiElimina@Lorenzo: io non corro pericoli.. :/
RispondiElimina@Teti: credo di esserlo anche un po' adesso, e comprendo benissimo, questa è la via, forse l'unica. Lo sappiamo fin da subito ;)
RispondiElimina@OnlyMe: non credere, ci metto un bel po' per digerirla e vomitarla in parole..
RispondiElimina@Mirino: è proprio così. E questa, immagino, sarà la mia più grande e duratura opera incompiuta
RispondiElimina@Giardi: :) *
RispondiElimina@Baol: a chi lo dici.. Ma so già sarà impossibile
RispondiElimina@RobyDick: dici? mhhhh.. non ne usciremmo vivi! :)
RispondiElimina@Alli: sono parecchio assente.. perdono! :( è un piacere risentirti! *
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