Fa piano... non vedi quanto è placido il fiume? Presto saremo trasportati via, immergiti, rilascia le ultime energie trapassare nel liquido corso della fantasia e abbeverati dei tuoi pensieri, rileggili, annotali. Ascolta come scorrono. Io già non scorgo più il confine remoto che mi separa dalla contingenza. Imprimi dolcemente l'incipit su quel foglio bianco e perditi su strade finora inesplorate, fermati a contemplare l'irreale esse tracciata da bionde corolle, riempita di scarlatto fremito. Quanto vigore, quanta passione han fatto posto all'empio potere? Quanta ingiustizia, quanta sofferenza han creato i vili dorati legami? È tempo di riprendere la narrazione, impugnare penna e intingere le punte, scrivere a lettere di sangue il racconto giovanile, riportare alla mente le pagine più eroiche, spinger via l'impeto bestiale con lo scudo della poesia, della letteratura, della storia...
'Oh despota ingiusto,
amante del buio e nemico della vita,
hai riso dei gemiti di un popolo debole,
mentre la tua mano è imbrattata del suo sangue.
Vai profanando l'incanto della vitaE seminando le spine della sofferenza nel suo campo.
Piano! Non ti lasciare ingannare dalla primavera,
dal cielo sereno e dalla luce del mattino;
ché al di là dell'immenso orizzonte c'è il terrore delle tenebre,
lo squarcio dei tuoni e il furore dei venti.
Stai attento! Sotto le ceneri cova il fuoco
E chi semina spine raccoglie ferite.
Guarda là... Quante teste hai tagliato
e quanti fiori di speranza.
Hai riempito di sangue il cuore della terra
E le hai fatto bere lacrime fino a ubriacarla.
Sarai travolto da un torrente, un torrente di sangue,
e divorato dal fiume ribelle'.
Abu'l-Qasim Ash-Shabbi
Non è stato facile. Le pause e le incertezze han portato via tempo prezioso. La decisione impressa nella memoria infernale, la partenza dolorosa incisa a caldo, il momento di vita evidenziato con colore fluorescente, il distacco evoluto nel viaggio, l'intera esistenza fermata in una piega... è quello il segnale: chiaro e veloce, da là riprendere la narrazione, da quel punto risollevarsi, tendersi verso le braccia vigorose, afferrare le mani estatiche, gustare il vortice delle frasi amorose, sostare sulle labbra ardenti. Cosa aspetti? Nient'altro che quell'atto improvviso: rapimento e fuga, rivoluzione e rinascita, palpiti e gioco di cuori e menti all'assalto dell'ignobile tiranna. Può la propria terra suscitare tali sentimenti? Sì. Tieni vive le braci. Alimenta l'ansia di grandezza. Una vetusta forza serpeggia sotterranea a seminar discordia, a portar via fiducia, a impedire il libero fluire, ogni tanto riemerge, sbuca e interrompe la struttura della fiaba ormai iniziata. Eleviamo la visione, scopriamo lo straordinario lasciandolo sospeso sulle teste dei poveri mortali. Pazza. Forse. Può la follia porre rimedio alla disillusione operata dalla lucidità? Sì. Ma occorre attendere il finale.
Stava viaggiando dal passato al futuro, trasportata senza una meta sul tempo infinito del mare.
O non stava forse compiendo un viaggio interminabile dalla terra della costanza a quella dell’impermanenza?
Yukio Mishima