Con ironia, certo, ché è brutto piangersi addosso. E già nel mio immaginario non riesco a intravedere uno spiraglio, figuriamoci l'impaccio delle lacrime, lo spreco dei singhiozzi… bisogna risparmiare su tutto, anche sulle emozioni del mondo che sta a sentire: l'unica aspirazione è sopravvivere decorosamente e togliersi uno sfizio, qualsiasi, l'importante via di fuga. E invece non c'è scampo: nessuna dignità, nessuna forza di reazione, disponibili, come si è, ad accettare qualsiasi ruolo e l'unica sacrosanta voglia di cercare svago a tempo indeterminato come per tratteggiare rabbiosi un'ipotetica, arbitraria rivalsa contro lo sfruttamento, i ricatti, la frustrazione, la necessità, le furbate criminali. Travolto dalla vertigine delle tante telefonate da fare, degli appuntamenti da prendere, delle dimostrazioni, delle convinzioni, dei giochi, dei sorrisi, delle firme, ha quasi dimenticato la sensazione di appartenenza, di aderenza a un progetto, a un sogno, a una fantasia, preso com'è dal parossismo quotidiano di una vita ammalata, inutile, persa, precaria…
… vorrebbe avere tanto un passato tragico: giustificherebbe il suo presente.