sabato 8 giugno 2013

rapimenti



Lei è una persona introspettiva - mi disse così in una delle tante sedute. Ho speso mesi, dissipato stipendi interi per sentirmi dire simili ovvietà? Desolata. Non torno più in via La Marmora. Alla fine mi son decisa. Ogni giovedì, suono, alla solita voce gracchiante rispondo Caso X, altro pulsante, altro stentare di meccanismi male oliati, ennesimo odioso cigolio di porta del XIX secolo, apro, entro, chiudo, salgo, pulsante, altro chi è?, chi diavolo vorresti che fossi.. maledizione, devo smetterla di illudermi, di guarire, di piacergli, di suscitare il suo interesse. Basta. A quelle sue parole, appuntate e riferite ad alta voce, mi alzo, mi infilo il cappotto e, senza nemmeno rivolgergli lo sguardo: 'Saldo con bonifico, addio'. E a quel mostro insensibile fuori dalla  porta neanche un saluto.. o meglio un 'Crepa' a fil di denti, soffiato via con tutta la rabbia che può trattenere una malata immaginaria, o reale - che importa ora? - per mesi, anni, vite. Già mentre mi precipito a perdifiato giù per le scale ripidissime penso e so con certezza che avrei potuto operarla io questa vivisezione settimanale. Non ho forse sempre anticipato di almeno dieci minuti le sue conclusioni scientifiche? Forse sarò vittima di un disturbo insanabile, ma sarò capace di analizzarlo, studiarlo, descriverlo talmente bene che meriterò una laurea in sensatezza, in trasparenza, in indipendenza. Ho imparato già parte della lezione. Poca sottovalutazione, coscienza dei limiti misurata, qualche eccesso di fantasia, speranza circoscritta, attenzione vigile nei confronti della delusione, queste le cose da tenere a mente. Sono causa e fonte dei miei mali, dei miei vizi. Devo diventar capace di tenerli a bada o esser pronta a soffocare sotto il loro peso, consapevole e determinata alla distinzione tra inutile morte e giusto sacrificio volto alla nascita di un fiore fresco, nuovo, giovane. E non è un esemplare di plastica infilzato ad arte su un tronco vecchio e disseccato. E' frutto di lavoro paziente, di pensiero fertile che rivanga e disotterra, instancabile e paziente. Le mani annodano e districano antica pratica di intelligenza e opera di ideale, purezza che non sente necessità di contaminazione, separa, sceglie, sputa e lancia i semi conservati con cura, attende che si depositino e che facciano la loro fine: dolce, vero peso del fiore sulla pianta..

e nel frattempo leggo Morselli.


4 commenti:

  1. ho pensato diverse volte che comunque finisca, per i professionisti della psiche sia sempre una vittoria per loro.
    che resti o che vai, anche il momento in cui scegli è sempre dovuto a loro.
    ogni tanto qualcuno di loro impazzisce, magari perché quella certezza si è scalfita, ma intanto guadagnano quello che vogliono con uno sforzo tutto sommato relativo.
    per qualche tempo me ne sono servita, poi, capito il meccanismo e soprattutto i limiti, la cosa ha perso di interesse, ma ogni tanto ci ripenso e basta applicare mentalmente il modello per riacquistare l'energia necessaria a riprodurre lo schema.
    nel mio caso piuttosto lineare nella sua successione.
    trovare tempo / pagare/delegare / ascolto / elaborazione / replica / cambiamento / conclusione / riposo.
    all'inizio mi aspettavo qualcosa di più, ma in definitiva è questo quello che ho trovato.
    una chiave per riaprire delle porte che qualcosa aveva chiuso alle mie spalle impedendomi di rientrare o andare e venire come mi pare.

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  2. ci vuole una grande forza per aprire o riaprire... 'in realtà' m'è parso che io preferissi buttarmi a capofitto nelle situazioni: mi lasciavo irretire, mischiare, annegare quasi, quasi non riuscivo ad urlare e invece ero già sgolata. Ma da sola. Non riesco ad accogliere l'aiuto (se pur esista). Me ne capacito.

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