Da questa fase non esco, l'ho ripetuto almeno centinaia di volte. Ci lascio le penne. Non è una tappa, è più che altro un binario morto, di quelli che non ti lasciano il tempo di tirar la leva, frena?, e sei già spiaccicato dopo un bel volo. C'è da dire che probabilmente ne rimarrà traccia, un'impronta indissolubile, esclusiva da tramandare a futura memoria, ma mi concederà appena l'onore di un accennato applauso. Si parlerà, si commenterà. Si è rigirata come un vortice attorno e sotto se stessa, ha scavato a fondo gallerie infinite, nelle quali, avventuratasi, non riuscendo a ritrarsi per far ritorno, s'è persa e, come dice lui, questo è e sarà il suo fallimento più bello. Lui. L'autore. È stato talmente tormentato, povero figlio, così ombroso e poco incline a qualsiasi compromesso che questa sua ultima opera, riportandolo alla visibilità meritata, sì, ma tardiva e ininfluente, non farà altro che lasciar tutti indifferenti e il suo successo ben presto dilapidato. Tutti chi? Non me. Insieme a lui alla deriva nel 2006 ci son anch'io. Circondata da tanto affetto, una parte disinteressata, una parte aderente, soffocante e in attesa di pagamento rata a scadenza. Musico questa tappa. Quello che verrà dopo non riuscirà ad eguagliare la bellezza della sofferenza, dell'inciampo, del rallenti della caduta. Scott Walker. Tormentato songwriter. Storia e blocco. Tilt, giù lo scosceso e ultimo approdo, appunto. Capo di buona speranza. E riascolto l'eco di una biografia ricca, bizzarra, fuori dagli schemi, di quelle in cui m'imbatto e m'impatto volentieri e sulla forza delle quali mi lascio trascinare, lontana dalle radici, ma radicale avanguardista, trasformata e rinnovata, alla ricerca continua di frutti mai maturi, animata dallo stesso sguardo cupo e malinconico… svogliata e mai doma, segreta e coloratissima, compongo pulsazioni, le unisco in un'enorme litania, sgranando e recitando. Son terremoti interiori che sfondano il suolo e nel fratturare zolle e aprire voragini liberano sentire, pensare e guarire. Per me e per lui.
Il capitano Gino
5 ore fa
terremoti che spostano continenti di sentimento
RispondiEliminaMi butto nella voragine e ti ripiglio per i capelli se sarà necessario ... e tu poi, tieniti stretta alla mia coda ;)
RispondiEliminaBello come al solito.
RispondiEliminaTi conosci bene, vedo.
non so se mi conosco o ho ancora bisogno di scosse, precipitazioni e ancoraggi. So che continuo, nonostante tutto, a sollecitarmi. Abbraccio triangolare *
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