giovedì 3 giugno 2010

l'altrove nel suo regno


Anche nel corso della vita più eccezionale e gratificante, ciò che si vuole realmente fare di rado viene compiuto, e, dagli abissi o dalle sommità del Vuoto, ciò che è stato, e ciò che non è stato, sembra ugualmente sogno o miraggio.

Devo averla incontrata un giorno, devo essergli passato accanto, devo averla ammirata in tutta la sua beltà, devo aver ascoltato le sue parole e sentito il profumo della sua intelligenza, quel soffio leggero a sfiorarmi e ad avvicinarmi alla eternità… Devo averne percepito la forza e il coraggio, l'amore terreno e quello immortale. Ho ora, in questo preciso istante, un pensiero incorporeo e appassionato come per una musica lontana. Unì un popolo, sacrificò il suo orgoglio, intensificò rapporti, ricongiunse due volontà. Incalzò, ordinò, dominò. Intensa, potente e dolorosamente regina, entità unica, annullandosi si distinse e incise con precisione il suo nome nel regno dell'invisibile uscendo dalle nebbie dell'anonimato e conquistando l'eterna identità regale.
Sono rapito, ignaro e oscuro visitatore, cerco di rammentarne le sembianze, provo a riconoscerne l'impronta, ma è tutto così confuso… La memoria è uno specchio capriccioso. Ho trovato un'epistola, non vi è apposto alcun nome, chi me la manda? Grafia leggera ma decisa, solenne e imponente, un'eco che perpetui una vita inesistente, mai esistita. Scrittura chiara e ordinata… ciò che era mera evanescenza si fa sostanza. Son convinto, è una donna reale, non è l'incarnazione dell'amore, è poesia, elegia ma è anche voce, è vigore, è vita.
Le invio un lacerante grido d'amore, un invito a incontrarci in un universo parallelo possibile. Accetta. La scorgo. Finge che io non ci sia, si muove indisturbata e intoccabile, ma dovrà pur ammettere che io esista almeno quanto lei. Mi avvicino, entro nella sua aurea, non devo esser soggetto al suo piacere e al suo capriccio. Si volta e il riflesso dei suoi occhi si appunta sul mio, le sue labbra si dischiudono e un grande cancello di ferro che sembra poggiato sul nulla e non è contornato da mura, né da colonne, si spalanca su un mondo senza tempo, dove tutto aleggia e scivola via. È un rituale l'attraversamento, superiamo la soglia, calma, silenzio, ordine: squarciamoli o lasciamoli intatti e volgiamo lo sguardo altrove.

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