giovedì 6 maggio 2010

grandi maestri se ci siete battete un colpo

Scalee immense.
Fuoco per la mia sigaretta, ne aspiro,
la sua voce è silenzio.


Sono scivolata indietro oggi, sono andata a ripescare una cartella piena zeppa di carte archiviate nel lontano 1995. No, non si tratta di una cartella files no, è proprio una cartella di cartone, una di quelle, per intenderci che si chiude con un elastico e contiene fogli, fotografie, disegni e c'era anche un pastello caran d'ache, mon amour and my blood. In fondo c'erano i miei haiku, avevo in mente un progetto e lo rivelai a due miei amici e al prof. di copy che lo riferì a quello di illustrazione. Ne venne fuori una collaborazione insegnante/allievi che partorì una sequenza per una casa editrice milanese. Ognuno di noi illustrò i versi e così ci dissolvemmo in essi ed essi si fusero con noi in una profondità priva di altezze, perimetri e misure.

I dream of an ancient oak tree,
his roots under my feet.
In the mirror my dirty face.

Ne composi trentadue, il trentaduesimo è il giorno del mese inesistente, quello che ho cercato e che non ho mai trovato, il giorno perfetto, quello felice afferrato e fermato che piomba dall'eternità. Irripetibile e stupendo. Sono rimasta a guardarlo, senza agitazione e senza inquietudine, ne ho ricercato l'infinito, l'ho osservato tanto a lungo che l'ho reso unico, vicino all'immagine che Michele poi tratteggiò con sicurezza e leggerezza.

Una sedia sfatta, sfilacciata di paglia.
L'ombra del fico tralice,
piedi in terra e terra nei piedi.

In un tempo in cui ho paura di perdere la fede nell'uomo e in quello che è in potere di fare, la dolcezza di quei ricordi mi riscopre sognante e desiderosa, mi sorregge dalla deriva e ristabiliamo insieme un significato all'universo. C'è anche una mia personale visione del cinema tarkovskijano… quel pozzo nei pressi del quale lo Stalker risale alla Zona con una preghiera. Forza e debolezza si scontrano e si incontrano, e io ritorno bimba, duttile ed elastica, apro e mi spalanco, chiudendo allo stesso tempo l'eccesso di potenza e controllo, ponendo loro un limite. C'è un fil rouge in quella cartella rosso fuoco: la forza e la potenza nascondono aridità, mentre dalla debolezza fresca e giovane spunta il germe di una nuova forza.

Ha spiovuto da poco,
entri in casa e non ti vedo in viso.
Il sole è già scomparso.

Quale antenato parla in me?
Io non posso vivere contemporaneamente nella mia testa e nel mio corpo.
Per questo non riesco ad essere una sola persona.
Sono capace di sentirmi un'infinità di cose contemporaneamente.
Il male vero del nostro tempo è che non ci sono più i grandi maestri.
La strada del nostro cuore è coperta d'ombra;
bisogna ascoltare le voci che sembrano inutili;
bisogna che dai cervelli occupati dalle lunghe tubature delle fogne e dai muri delle scuole, dagli asfalti e dalle pratiche assistenziali, entri il ronzio degli insetti.
Bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi, di cose che siano all'inizio di un grande sogno.
Qualcuno deve gridare che costruiremo le piramidi.
Non importa se poi non le costruiremo.
Bisogna alimentare il desiderio.
Dobbiamo tirare l'anima da tutte le parti come se fosse un lenzuolo dilatabile all'infinito.
Se volete che il mondo vada avanti dobbiamo tenerci per mano.
Ci dobbiamo mescolare i cosiddetti sani e i cosiddetti ammalati.
Ehi, voi sani, che cosa significa la vostra salute?
Tutti gli occhi dell'umanità stanno guardando il burrone dove stiamo tutti precipitando.
La libertà non ci serve se voi non avete il coraggio di guardarci in faccia, di mangiare con noi, di bere con noi, di dormire con noi.
Sono proprio i cosiddetti sani che hanno portato il mondo sull'orlo della catastrofe...

Sferraglio di tram.
Sul traliccio si riposano due corvi.
Ha stanato il ragno vorace.

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