lunedì 3 maggio 2010

il tessuto della vita

La nostra causa è veramente giusta nell'interesse di tutti (Giuseppe di Vittorio)

Sabato 1° maggio in piazza V. Emanuele (e già…) a Loco (eh, sì) c'era un piccolo concerto… che novità penserete, lo fanno in tutti i paesi, città, dove si possa, come si voglia, quando si debba! È il significato di questa festa che a me, a volte, sfugge.
Le parole quasi mai, quelle sopra e quelle sotto il palco. Il comunicato dei sindacati e note su provocazioni di natura fascista, riportati anche a livello nazionale, letto da un giovane all'inizio e i commenti stizziti di alcuni giù secondo i quali la cronaca era in contrasto con il clima di spensieratezza e 'festa' alla quale avrebbero voluto dare maggior risalto. Niente di che, in verità. Io, però, che ho il sangue caldo ho subito reagito e forse, un po' troppo pesantemente, ho esagerato nello zittire la loro protesta.
Il fatto è che, come ho tentato di spiegare in quella sede, gli operai, quando ancora esistenti, sono sempre più ignorati, e rappresentati, bene o male, dai sindacati, hanno il diritto di ribadire l'altissimo valore del lavoro nella nostra società. 108 anni fa in un paesino pugliese veniva fondata la Camera del Lavoro: “Con una giornata bellissima di primavera si festeggiò qui il 1° Maggio. Uscendo di casa al mattino, e a non saperlo, avreste subito indovinato che i lavoratori erano in festa. Vestiti dei loro abiti migliori, con coccarda rossa all´occhiello della giacca, giravano per la città, aspettando il mezzogiorno per recarsi al Politeama Nazionale, ove l´avv. Maiolo, inaugurando, fra le bandiere di tutte le altre leghe e associazioni intervenute, la bandiera della Federazione Mugnai, pastai e affini tenne un applaudito discorso, spiegando lo scopo ed il significato della festa del 1° Maggio, ed incoraggiando la classe dei lavoratori a perseverare nei suoi principi sino al trionfo”. Era davvero un giorno di festa, un'occasione per manifestare all'aperto e socializzare tra lavoratori, tra inni e bandiere rosse del circolo socialista… in netto contrasto con le sigle firmatarie il manifesto apparso magicamente sulle bacheche cittadine locoese nel quale si evocava il tiranno fascista. Lavoro, legalità e solidarietà è lo slogan unitario per la manifestazione nazionale del 1° maggio. Tante belle parole, tanti contenuti, ma io continuo a non capire la festa com'è oggi.
La globalizzazione, paranoica e stressante, è una spietata competizione tra stati che porta alla falcidie spietata dei paesi meno sviluppati, ci esaspera e ci impoverisce e ci costringe a lavorare sempre di più, tanto che non abbiamo più tempo per esprimere creatività e passioni. Il nostro tempo libero è perso in nome di un lavoro svolto in condizioni sempre più disagiate, angoscianti, deprimenti e nevrotiche… ecco, forse ho capito, la festa del 1° maggio non è che una ribellione degli schiavi salariati quelli sacrificati sull'altare di una società che proclama l'uguaglianza (Nietzche) e che ormai ha perso la testa.

2 commenti:

  1. hai presente quando nei dolci ci si mette un pizzico di sale per renderli più buoni, e tu non lo sai ma lo senti perchè la lingua è stimolata e uno tira l'altro? ecco, io credo che se alle feste come il 1° maggio gli togli lo scopo, persino il divertimento è un po' meno dolce, manca di sale... finchè un bel giorno ti svegli e pensi che una festa è buona come un'altra e tu non ne hai bisogno, così come mi ha risposto il padrone del bar in piazza quando gli ho chiesto un contributo... e questo è triste perchè non solo lui il lavoro duro lo conosce, ma mi raccontano che suo nonno era un fervente antifascista. così oggi per me quell'uomo è tanto più povero di scopo e d'orgoglio e di storia (la sua personale dico, nemmeno quella con la S maiuscola), quanto più è ricco di moneta. e il tempo se lo mangia ugualmente e noi ce lo ricorderemo così, come il "poor bastard" che è stato.

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  2. sì, diciamo che il sale continueremo a mettercelo, anche se c'è chi non apprezza l'agrodolce, per cui io invece vado matta!
    Ok, ci sto. E ci sta anche il bastardo, io gli sorrido e gli dico: poverino! :)

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