domenica 26 gennaio 2014

senso-nonsenso

Citami qualcosa della Nin. E perché dovrei? Non imparo mai nulla a memoria. Ma posso farti rivivere quelle parole. Son dentro me. Sono impastate insieme alla ragione, annotate dai sensi, evidenziate in maniera unica e inequivocabile, modificate, unite e separate, riprese e spostate. All'interno non riesco a controllarle, sono i dialoghi di personaggi mai domi, si rincorrono, scompaiono e riappaiono dopo anni; sono gli abiti velati che nascondono e sfuocano i tratti, le forme e le rotondità. Sbalordiscono anche me. Vorrei che le loro narrazioni fossero più precise, e per frammenti ci son riuscita, ma sempre più spesso difettano di spessore, precisione e profondità. Colano, sbavano, scivolano e io con loro, non posso spiegare gesti e scelte, non posso definire schemi e assorbire formule valide per prevedere il futuro. Puoi plasmarle, spennellarle, percepirne i contorni, attribuire loro significati sempre differenti. Io amo come vivo, per scrivere percezioni, per capire devo portare a galla il detto-non detto, il senso-non senso. Questa è la chiave per accedere al mio mondo, complesso e controverso, sfumato e fondo. Attingi, apri se riesci, recupera visioni e simboli sempre che non ti spaventi osare, scavare, toccare.





L'amore non muore mai di morte naturale.
Muore per abbandono, per cecità, 
per indifferenza, per averlo dato per scontato, 
per inanità, per non averlo coltivato. 
Le omissioni son più letali degli errori consumati.


sabato 11 gennaio 2014

mea culpa




Ho fatto visita a una terra popolata di satiri ed eunuchi. Fluttuano tutto il tempo tra sbornie psichedeliche e torbidi sentori di cupe liti, umori inquieti e austere pretese di incensamenti continui. Fascino esauritosi ormai. Come in passati traslochi ammasso, impacchetto il suggestivo, lascio l'utile, butto ciò che conta, quello che potrebbe restituirmi il tempo perso e rendermi la beata sensazione di corrispondenza e certezza. Non sarei io. La me persa e sedotta, stordita e cosciente, trascinata e con fatica assemblata in un quadretto a spigoli vivi, sospesa, non si sa come, perché chiodi non se ne ravvedono, fili nemmeno. Ho aperto forme e sostanza alle esperienze più diverse, spezzettate, mescolate tra le temperature d'altoforno, insaporite e mai filtrate. Un enorme calderone nel quale i pezzi piccoli o grandi fanno storia a sé o si annullano nei fumi e nel blend mistico. Riemergono, ma li spingo giù. Dopo tanto stordimento i corpi son tornati estranei, intrappolati in allucinazioni ed esperienze oniriche che non seducono più, anzi sporcano e freddano. Ce l'ho il coperchio stavolta.


C'è ancora qualche motivo di odio che mi manca. Sono sicuro che esiste.
Louis-Ferdinand Céline

bentornati Haxan Cloak