giovedì 30 aprile 2015

10mille.me

È cominciata con un paio di palleggi, sulla spiaggia, alla fine d'una giornata intera trascorsa al mare. Dopo la gara di tuffi, il panino e la birra, la passeggiata sul bagnasciuga, la partita a scopa, la noia si fa sentire, stai decidendo se fare armi e bagagli e andare, quando intravedi in controluce il su e giù di una palla al di là delle dune. In piedi li scorgi più chiaramente: tre tizi in cerchio.
Ti avvicini e li senti: ad ogni tocco corrisponde una battuta, ad ogni ricezione un pezzetto di racconto e tra uno scambio e l'altro costruiscono un dialogo, scrivono una storia. T'insinui tra loro. Il più piccoletto ti nota. Primo passaggio.
'Tocca a te!'. Nemmeno il tempo di rifletterci su. È come penetrare in una stanza buia, ma riconoscendo comunque i contorni delle cose, come slanciarsi nel vuoto, pur sapendo che troverai braccia pronte ad afferrarti. Secondo passaggio.
Ora sei parte dell'opera, un frammento della scrittura, tratteggiato a colpi di grafite, ricalcato a carboncino, estratto col taglierino, sagomato col bisturi, riempito con carta pesta, intarsiato con le sgorbie,  ridefinito a pennellate. Terzo passaggio.
È maschera che indossi e incarna un personaggio, è persona trasformata e nuova, è insieme di identità distinte e complementari, è gruppo di espressioni e di tipi caratterizzati e via via sempre più definiti.
È cominciata con un gioco, continua come una gioiosa partita. E via. Eterno passaggio.


lunedì 13 aprile 2015

incomunicabilità

Non posso obbligarti a non conoscere, trovare il nuovo, guardarlo, considerarlo interessante, bello, volerlo, prenderlo. Non posso costringerti a non guardare. Ma vedi? Capisci? Senti? Come in un paese straniero in cui si parla una lingua incomprensibile, costretti a fermarsi a guardare le labbra, quel movimento impercettibile di lingua e denti, gola e palato, i suoni senza senso, i sensi senza suono. Muti e sordi come in una apocalittica atmosfera, chiusa da oscure minacce, angoscianti giochi a tradurre gesti ed espressioni di visi estranei, imperscrutabili e poco familiari. È un gioco assurdo. L'una ha conseguito studi legati alla comunicazione, ma nulla sa, l'altro è istrione e brillante, e tutto sa, e nulla possono per avvicinarsi ai rispettivi linguaggi. Seguono rimpianti e recriminazioni, enigmi irrisolti e cupo erotismo. Censura. Taglio. Inopinato cambio di set. Fine.