venerdì 28 novembre 2014

La grande voglia

Di star meglio per andare.

Di vivere meglio per non tornare.

Di capire ancor più per lasciarsi andare.

Le simmetrie le ho sempre odiate. 
Le rime, le unioni forzose, le combacianti, le indissolubili. 
Agli inizi, no. Tutto sembra talmente naturale e spontaneo che apri fiduciosa, ma poi più leggi, più assorbi, più tutto diventa inafferrabile, impalpabile, intraducibile. 'E tu non afferrare. Non stringere. Non appropriartene'. Comincio a deconcentrarmi, ma è evidente, dove prima si intuiva un'ombra appena accennata, c'è una montagna di polvere che s'agita e m'agita. La sostanza di quel che sono stata o che avrei potuto essere e non son stata, quella che allude ed elude. Annulla e s'annulla. Nega e si nega. Non dice nulla. Afferma tutto. E s'estende sul tutto, me compresa, m'avvolge, con me si fonde, ci supera, umiliandoci, sublime ed evanescente e sospende. Per sempre. Qui sì, quella continuità acquista un senso: essenza, assenza, emergo e scompaio, vertigine e profondo equilibrio. La voce svanisce e l'opera si compie. Chiudo.

Di trattare tutto col giusto tocco.

Di assottigliare il sottile confine tra due diffidenze.

Di fondere i due.

Voglia poca.





nulla che sarà e il nulla che è stato
Mark Strand

giovedì 20 novembre 2014

odiare non m'affatica

T'ho visto, stai storcendo il naso. E stai pensando che così non va. Che dovrei cambiare. Che dovrei aprirmi. E io, al contrario, guarda, toh, ho deciso. Che così va. Che dovrei cambiare, sì. Ma che dovrei chiudermi. M'han chiamata aceto. Ed è un avete ragione. E lo si diventa quando non si è sigillati per bene. Quindi detto ciò, ragionato e stabilito, conclusione ovvia vuole che trionfalmente io vada a riprendermi il mio meritato riposo, liquido denso che si farà sempre più corposo, contenuto tra assi incurvate, profumate di legno pregiato, tenute ferme e salde da strisce potenti di ferro. Dopo un'annata disastrosa, la precedente, la produzione attuale si presume sia buona, poca cosa, ma con resa discreta. Attendo. Attendi. Lo sbocco naturale è quello. Afferra e gira. L'apertura si respira già, atmosfera festosa, ultimo arrangiamento e armonia lontana dalla pozza di depressione in cui eravamo mortificati entrambi. Fai in modo di immergerti totalmente, non perderti in paragoni, lascia che sfoci dentro e fuori e non costringermi oltre. E non imporre maturazione. E non registrare risultati. E non esprimere giudizi. E non centellinarmi. Mai. Impazzirei se dovessi perdermi in gocce versate piano. Voglio che spalanchi a sorpresa e prenda a piene mani. Io in continua guerra con me stessa e con gli altri. Con chi vuole imbottigliarmi ed etichettarmi. Io. Divisa o spaccata. 
Versami e riempiti. 
Non voglio che mi sorseggi. 
Voglio che ti ubriachi. 
E io in te.

Chromatics, Night drive




lunedì 10 novembre 2014

bugiarda favolosa

Per ritrovare la vera me bisogna abbandonare tutte le altre piattaforme in rete, fare un salto e arrivare qui. Solo su questo spazio sopravvive, pur ben nascosta, la reale vicenda. Mi potreste incontrare dappertutto, ma simulo alla perfezione e mi muovo a mio agio tra grottesco e irriverente. Qui, invece, lo sguardo leggero e beffardo si smarrisce come in vicoli stretti e troppo simili, inciampa come su sconnessi e irregolari sampietrini. Il mondo di fandonie si sgretola davanti al passo incerto e al respiro affannoso. La stanchezza si fa sentire impietosa. Nessun pensiero profondo, né sgomento né travolgente passione. La voce narrante si rompe perché nelle orecchie risuona piantata, fissa la melodia di Arvo Pärt. Emozione tutta mia, indivisa e indivisibile. Mi volto indietro e mi sferza un vento odioso e fastidiosissimo. Guardo avanti. Niente di speciale. Cosa mi aspettavo? Tutto, tranne il nulla dove un tempo doveva esser stato così tanto. Ma so che devo andare, per perdermi ancor più. O per perdere tutto il resto.

A ciascuno il suo.