giovedì 24 aprile 2014

questioni. capitali.



Sto vivendo un'avventura al di fuori di me. L'atmosfera è quella ideale, particolare e comune. L'affinità muta. 'Non parlare'. ''Non rivestirti''. Così dirimo i conflitti. Quelli tragici. Quelli leggeri. Sempre di contrasto tra persuasione e retorica si tratta. Spesso solo confronto tra teoria e pratica, essere e divenire. Io la so fare la verità, basta che cambi pelle, basta che mi faccia fuori da sola. La frattura interiore è inevitabile. Il flusso continuo.

Parto. Durante il viaggio rammento vita, precedente. Sgomento. Scruto, scivolo attraverso le fessure del generale stato di decadenza, mi avvito su me stessa o, più facile, rimango inerme, parte di un insieme, un tutto di autosufficienza. Qualcosa mi divide da me e dalla me passata. Qualcuno, meglio. Mi scatena, opera cesura. Abisso sotto. Sopra essere ammalato. S'illumina, improvvisa al contatto con l'altro. E lì si realizza dicotomia: realtà, possibile. Prima, dopo. Si ripete, sempre: ieri dall'altro ieri. Oggi da ieri. Domani da oggi.

'Le attuazioni mi attraggono sempre molto meno che le cose inattuate, e con ciò non intendo soltanto quelle del futuro ma altresì quelle passate, mancate'. Robert Musil

mercoledì 9 aprile 2014

ri-tagli

I used to have real trouble playing live; my nerves would just take over and I never saw the audience as… I never understood what they were. It was like playing for some people you had to impress or something. Now I understand that's not the case - they're already your friend… (Camera Obscura)

Tempi giusti, di ritorni importanti in una casa tenuta vuota per mesi. Dopo una breve parentesi si torna a incidere a vivo. Chi sarà a seguire con le dita i segni, baciare le cicatrici, ridisegnare le linee, rimuovere i ricordi di passate misure, annotarne di nuove? So solo, per certo, che gl'innesti in agricoltura portano sempre nuova linfa, variazioni di un tema, apertura di un ritmo in semplicissimi come in irripetibili accordi, sfigurati dal rumore e penetrati dalla melodia di una pianta rinnovata, imperfetta, ma di rara bellezza.

Tempi distorti, di atmosfere soffocanti in lenta, inesorabile dissolvenza attraverso sventagliate e zampate graffianti. Quello che so fare meglio è picchiare forte, percuotere e sferragliare in una manciata di mesi, perdermi e riprendermi in frenetiche cavalcate o a farmi lambire dalla risacca dell'alba. So solo, quasi di sicuro, che farò tante prove e ne intuirò il risultato, perché creare contrasti e intonare obiettivi è mio mestiere. Ora la indosso. E ricomincio.
'Ti sta bene', sintesi e lungo svolgimento di un pensiero più ampio, ma aderente a tutta te stessa.