mercoledì 30 maggio 2012

greed

e questi sono i generali con le loro mitragliatrici, e sono i cimiteri
con le loro tombe, e sono le casse di risparmio con le loro cassette
di sicurezza, e sono i libri di storia con le loro storie
ma se volti il foglio, Alessandro, non ci vedi niente…

Una pellicola frastornante. Il nulla, in realtà, ben più grande e potente di tutto il resto; il grande niente che smette di nascondersi e interpreta se stesso con la gestualità tipica dell'afferrare, dello stringere, del negare. Il meccanismo è semplice: l'oro degrada al rosso, s'incancrenisce e si fa nera violenza, oscura volontà di distruzione. Le mani che prima si cercavano con passione ora non si riconoscono più, estranee e nemiche, si staccano, si separano, si dividono; si trascinano in una bestiale spirale, nella quale, dapprima luminosa, il turbine prezioso, eleva ma poi con una spinta altrettanto forte precipita in basso, seppellendo e schiacciando, tante, pesanti, cumulo giallo, sonanti monete, tolgono aria e luce e forza alle dita che le adoravano, e ora se avessero la fortuna di venir fuori… e nel mentre si scarnificavano a forza di lucidarle, di contarle, di amarle… suggevano tragedia e trasmettevano sventura. L'atmosfera è resa da campi medi o lunghi, atmosfere pioventi, grigie e invernali, l'ossessione e il pathos, sono immortalati in primi e primissimi piani, profondità di campo e di natura che tratteggiano in maniera convincente gli stati d'animo alternanti, le doppiezze, le tinte fosche e le tensioni trattenute, ma avvertite come imminenti, che poi sfociano e concludono memorabilmente nella scena abbagliante, calda, infuocata.




i razzolatori malefici




Passo tratto da Purgatorio de l'inferno - Edoardo Sanguineti

venerdì 25 maggio 2012

fil rouge


Nessun dolore nel mio corpo. Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e vele.

Drizzo la penna, e butta gemme e foglie, si ricopre di fiori,
spudorato è il profumo di quest'albero,
perché là nel mondo reale
alberi così non crescono, ed è come un affronto
fatto alla gente che soffre il profumo di quest'albero.
C'è chi trova rifugio nella disperazione, dolce
come un tabacco forte, un bicchiere di vodka
bevuto nell'ira della perdita.
Per altri c'è la speranza degli stupidi
rosea come un sogno erotico.

Su un foglio lasciato nel cassetto s'intende sia stato scritto il concetto. Un amaro pensiero, uno scenario attuale. Tratto in avanti, dopo tanti scossoni, non può più tenere quelle poesie, orfane del suo poeta. Povero. Atrocemente perduto dietro la speranza o la sua ombra, il suo nome si ripropone con rinnovata potenza, spazzando via l'oscurità e l'atmosfera nebbiosa di un'epoca e della sua barbarie, liberato dalle catene urticanti della censura e dagli umori pestilenziali di un catenaccio orribile che serra pace e libertà con guerra, razzie, violenza.
Ce l'ho; è mio.
Come quella volta in cui scostando polvere e appunti sparsi urto un gran volume in cima alla pila che veglia sui miei sonni quietando quegli agitati e abietti e sostenendo in volo quelli dolci e coraggiosi. Si schiude di colpo su un volto incorniciato da rocce, tre cime le fanno corona e il sorriso disegna una valle verdissima, immagino, giacché quelli che vedo sono sbiaditi bianchi e neri, uno scatto felice e consunto, tra le pagine consumate da mani curiose e giovani. Il tempo si è fermato, ma ha continuato a incidere nella coscienza di chi a turno legge, ereditando e ripetendo, come in un sacro salmodiare asciutto e senza inutili fronzoli.
Lo ripeto; è mio.

Ti do me stessa
le mie notti insonni
i lunghi sorsi
di cielo e stelle - bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe
...
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
piegato al vento
limpido - della bellezza.

Oh rifammi tu degna di te, poesia che mi guardi.


I versi: quelli iniziali sono del poeta Milosz Czeslaw; quelli finali sono della poetessa Antonia Pozzi

giovedì 17 maggio 2012

sfidare le voglie

Quando senti che nulla potrebbe mai più turbarti, quando abbracci con sguardo nuovo un vecchio padre, debole, ma infrangibile come mai immagineresti di vederlo, quando ti abbandoni allo scorrere degli eventi, opponendoti poco, q.b., quello che riuscirebbe a farti riconoscere tra miliardi di altri esseri viventi..



bentornato Buchanan, e per sdrammatizzare



domenica 13 maggio 2012

geni repressi




Sì che vi accorgete dell'esistenza di un autore quando gli viene attribuito un premio. Avreste potuto averlo accanto per decenni e non avreste nemmeno subodorato la sua grandezza, ma ora sì, ora sì che diventa meritevole della vostra considerazione..

 

lunedì 7 maggio 2012

les reves




Devo proprio? Non si potrebbe posticipare un pochettino? Tanto quanto basta per riprendere il filo del capolavoro appena interrotto, riposizionarmi nella cronologia perfetta, ricollocandomi sul fragile piano ondulato, ridirigermi verso la sua faccia di bronzo e ridecidermi: piantargli un pugno sul naso, o giocare alla sensuale e alla fine stampargli un bacio mozzafiato sulle labbra ancora aperte e urlanti. Mi piace proprio riconfondermi. Sono a mio agio nelle riproposizioni, e il risultato, sempre ripetuto, è quello: reinstallazione fallita, si prega di reinserire il codice, r r r r r rimango, rigioco, mi riaddormento. Rimarco, e stavolta son decisa ad esaudirmi, le richieste, ritorno a consultarle, ad una una, riconsiderandone l'ordine di ricezione, si sono accumulate, ne ho una cartella ricolma. Sono il mio vanto e la mia disperazione, son sempre meno riposata, ma felice, la mente, quella gran p p p p p potente manipolatrice, è riuscita a convincere le gambe a sollevarsi, a spostarsi e a vagare in maniera incontrollata. Rivoluziono l'ambiente intorno a me, trasloco oggetti e sensazioni, spietata e precisa. Il mio lato oscuro più luminoso di tutti, un'identità creativa spiccatissima, una matura volontà a sbilanciarsi in una diversa dimensione: oniricamente persa, realmente prigioniera. Mi consigli, amico caro, di non esagerare, di non accentuare il difetto di pronuncia, di correggere la postura, di riallinearmi... s s s s s singhiozzo, eccesso d'aria fritta, contenimento esaurito - pericolo interruzione - richiesta continuazione trasmissione inevasa - riconduzione alla realtà - risveglio. L'ordine è perentorio: si effettui il controllo di tutte le facoltà percettive, si conduca un serio studio dei sintomi, si giunga a conclusioni precise e dettagliate, si stili una diagnosi interpretativa e conclusiva. Meccanica. Pratica. Funzionale. L'ho sempre rifuggite. Stanca e delusa impaludata e risucchiata, mi risputo volontariamente, tirata di peso dalle mie stesse braccia, afferrata e stretta angosciosamente dalle mie stesse dita. Gareggio col mio tormento, su uno schermo gigante, piccolo mostro da abbattere, b b b b b bum. E invece risalto fuori, nei colori forti di un antico videogiochi, in mano un piccolo bisturi con cui disseziono con grazia e maestria le apparenze e le congiungo inconsapevolmente dando vita a deliziosi cartoni infantili animati da cordoncini e macchiati di sugo e cioccolato. Anch'io priva di muscoli e scorretta nei miei movimenti fluttuo, vacillo, ondeggio. Nel mio caos riesco, rivivo, risolvo. Ora in groppa a un meraviglioso bruno cavallo, ora sbuco da un oblò tra i flutti, ora saltellante su uno scenario di crateri e rossa atmosfera, ora scrivo e abbozzo ad arte un effetto speciale. La nota a margine è chiara e semplice: non suonate quell'infernale aggeggio e lasciatemi con la testa fra le nuvole.


giovedì 3 maggio 2012

su carta




Che gioia essere ignorate. Mi fa ricordare la storia di Signorina Cuorinfranti. Ho amato tanto West, lo amo ancora, ma a volte rileggendolo ho come l'impressione di essere incastrata tra quelle righe, di non saper sollevare con sufficiente forza le pagine, di rimanere impigliata nella plastica sbrindellata della copertina.. in fondo ci sto bene. Lo vedo proprio così il mondo là fuori. Lo descrivo e lo dipingo corrotto, oscuro, fatiscente. Sono un'inguaribile pessimista, ma evito una fine ben più triste: non sprofonderò come i personaggi dei suoi libri nell'affresco densissimo di un'umanità finta e sporca, non mi lascerò coinvolgere dalla spietata gara indetta quotidianamente per conquistare un posto in prima fila, un 'brava, cazzo quanto sei brava', conserverò la mia integrità.. maledetta integrità.