mercoledì 25 luglio 2012

low profile

Musica






Ho sempre creduto che dire chiaramente una cosa senza peli sulla lingua potesse arrecare offesa. Ma cosa vai a pensare. Bisogna dirle le cose, a scanso di equivoci. A volte mi guardo le mani. Temo che siano diventate foglie. Parlo, ma non mi si capisce. Dico piuttosto… e mi viene risposto che! Piuttosto che? Una pentola in ebollizione. Ecco cosa sono diventato. Un vegetale, simpatico, burlone, ma sempre vegetale. Assumo sempre più l'aspetto e il comportamento di una vecchietta arcigna, cinica e intrattabile. Umore acido. Solo, grotta delle proprie ossa. Sprezzante nei confronti dei più giovani, figli di una società incomprensibile, inconcepibile, insopportabile, degna di dileggio, cazzo significa? disprezzo. Insipida gioventù, non è in grado nemmeno di sfogliare un vocabolario. Rammolliti. Mi ci imbatto per sbaglio, perché, il più delle volte, nutro nei loro confronti una sana e consapevole.. indifferenza, ma quando capita, elenco in maniera maniacale tutta la nomenclatura botanica, i miei amati esemplari, nomi che enuncio con una tale gioia, attendo con ansia i loro enormi sbadigli e le loro scuse affrettate. C'è una grande voragine alle loro spalle. Per la furia di interrompere la conversazione non se ne avvedono minimamente. Godo. Non vorrei altro se non che venissero inghiottiti dalle stesse sabbie mobili in cui sprofondano, giorno dopo giorno; si divincolano, si agitano, come se non avessero mai letto nemmeno un semplice Tex Willer, e quel ch'è peggio chiedono aiuto a chi? A me. Potrei afferrare la mano, l'intero braccio o preferire la testa. Mi son sgraditi, ma ci si deve convincere: il nutrimento della mente è fondamentale e tutte le esperienze sono indispensabili. Nonostante cerchi di opporre resistenza risulto vinto dalla sete di sapere e roso dalla curiosità. Isolato sì, ma non stupido, né inerme. Carnivoro per scelta. Drosera Rotundifolia.

La solitudine è una cosa terribile, perché lascia che l'immaginazione dipinga fin nei particolari quel che forse non andrebbe espresso mai.

Patrick McGrath

sabato 21 luglio 2012

amaro



Il destino o cosa per esso. Sembra una catena di montaggio, in una grande fabbrica di giocattoli, per una grande multinazionale, fra tanti esemplari rotti, da sostituire, da riparare, da buttare… la tendenza è quella: guardi, li studi, prendi una decisione, fai la scelta. Obbligata, legata, condizionata. E se ci fosse stato un errore di valutazione? Pazienza. Il cuore lo vai a ripescare ogni mattina, lo porti al lavoro con te, o ci fai colazione e lo mandi altrove. Le convenzioni, le responsabilità, i codici, l'unione, le apparenze. Il sapore è quello, sempre uguale, lascia indifferenti o sacrifica in maniera ineluttabile, arrugginisce addosso, sporca e stanca. Avrò il coraggio di cancellarne le tracce, avrò la forza per guardarmi dentro e sovvertire, rivoltare, smacchiare? Fragile, rotta, volubile. Cerco di scardinare i legami, strappo le catene, incido forte e mi libero della cornice dorata che ha delimitato le passioni, soffocato le speranze, spento i desideri più ardenti e ha pesato sul muro, crepandolo. Sconfino, svuotata, leggera.

Sporchi egoisti! Sono io che voglio vivere, io, io. Sono giovane, io. Mi derubano, si prendono la mia parte di felicità sulla terra.
Irène Némirovsky

giovedì 12 luglio 2012

breath

Bisognerebbe fare come le due lepri; quando cala il colpo, cadere follemente come morti, raccogliersi e riprendere coscienza, e, se si è ancora in grado di respirare, scappare a tutta forza. La forza dell'angoscia e della felicità sono la stessa cosa.



Soffro di un eccesso di ispirazione e non smetto di sporcare tutto ciò che mi circonda; non lo senti questo intenso odore di acido? Inchiostro, china, tempera, olio, acrilico esalanti da tutte le pagine. Instancabile annoto sui muri, frasi riportate dalla memoria, traghettate da terre lontane approdano sulla bianca calce… le lettere storte, inclinate, percorrono lunghi tratti sorpassandosi, saltando tra le crepe e le fessure, si rituffano, tra spruzzi e alte onde si rifrangono sulla parete altissima, scoscesa e ripida, si articolano in contorte ventose o in sottili grazie terminali, raggiungono e afferrano le tue caviglie a bagno oscillanti e ignare. Puoi anche mordermi. È così forte e dolce la tua vorace bocca all'apice dei miei pensieri. In me trovi varietà e abbondanza, ma non rimarrò fino al dessert, già m'agito, allungo il secondo tentacolo, ti stringo il polso, col quinto ti solletico il lobo, coll'ottavo, e ultimo, ti scompiglio i capelli. Sbalzo via dalla presa e riprendo lo spazio che mi spetta, la contraddizione che mi è propria, l'ebbrezza e l'umore alterno, sole, pioggia, roccia, mare, vento, quiete, disubbidiente fino alla confusione patologica, discontinuità, irrazionalità. Non è pazzia… se mi guardi, riconoscerai te stesso, e tutto ciò che ci circonda, le radici e però anche l'esasperazione e l'agitazione. Cos'è l'equilibrio che invochi? Il quieto vivere, il tacito piegarsi alla tradizione? Non è forse più bello che io ti scandisca il tempo, ti cuocia coi miei baci, ti rinfreschi con le mie carezze… e ora abbandoniamo la terraferma, fuggiamo il caldo e, giù, celebriamo l'elegia del mare. Immersione. Abisso. Profondità. Visione ondivaga, fluttuante, respiro increspato che si frammenta in miliardi di particelle, infinite sequenze, bolle d'aria, nelle quali espando e contraggo l'esistenza, lui mi circonda, mi abbraccia, mi sostiene, mi sprofonda, immenso, è l'unico ambiente, elemento originario, in cui la mia ansiogena grevità si fa leggera giocosità liquida e azzurro finale sublime.

passo tratto da Minima moralia - T.W. Adorno

domenica 8 luglio 2012

mea culpa

La ricerca del proprio grigio è la ricerca del proprio equilibrio personale e degli altri. A chi lo stai dicendo? Ne so qualcosa io... dovrei essere un'esperta in sfumature, toni e mezzi toni, dovrei, sì, ma, magia dal cilindro vengon fuori solo conigli bianchi, tortorelle candide o al massimo un lungo foulard di raso nero, nero. Non sai fare di meglio? Allora! Cominciamo coll'assunzione delle responsabilità e finiamola con le domande. Questo spazio è mio. Miei i confini tra l'errore e il pentimento. Se ne avessi voglia non m'inginocchierei di certo per chiedere perdono. Non son carne tenera, per nulla. Al prete che mi chiedeva insistentemente allora figliola quali peccati hai commesso? Ancora con le richieste: non sono sua figlia, se così fosse ci sarebbe un leggero conflitto di interessi tra la sua tonaca e la mia minigonna… poi son così distratta che li dimentico dopo il primo migliaio, faccia lei. Ho smesso tanto tempo fa, ho interrotto la breve sequela di invocazioni con una bella imprecazione e… amen.
Sono coriacea tanto che devi procurarti un solido martello pneumatico per farti strada nel carapace armoniosamente disegnato e disintegrare tutto lo stomachevole scudo contro il quale si abbattono quotidiane e insistenti tutte le corruzioni e le miserie umane.


Ah! L'hanno ben sostituito, il padrone! Le sue violenze, le sue scempiaggini, le sue furbizie, tutte le sue puttanerie pubblicitarie! [...]
I nuovi sfruttatori sono già lì sul podio!... Guardateli, i nuovi apostoli... Tutti pancia e a cantare!

Son qui per scolpire nell'aria tutte le loro bassezze, per descriverli, narrarli e allertare tutti coloro che giacciono lì ai piedi di quel podio ad attendere a bocca aperta che si traducano in concessioni ed elemosine. Non sono che violenza gratuita e malattia dispensate a piene mani prive di compassione e umanità, umilianti e disgustose professano libertà, giurano fedeltà ad alti ideali, ma a un attento esame radiografico risultano piatti, deformi, inconsistenti. Ecco, si perdono altre sfumature, altre speranze di colore, l'essenzialità dei tratti: devo esibirmi in un'evoluzione per intenderne i contrasti e i significati reconditi. C'è uno spesso strato di sporco, compio uno sforzo nel carpire le gradazioni di cui parli. Sono un'esteta. Esalto la liberazione dai formalismi, fuori dalle regole contenitive, anarchica di natura, rivoluzionaria per vocazione. Personaggio scomodo che fa della sua vita l'intima impresa di provocazione, ad animarla la potente ansia di fuggire dal banale, dall'anonimo e dalla notte: una vita piena di incidenti...


Caro Amico. Sono anarchico da sempre, non ho mai votato, non voterò mai per niente né per nessuno. Non credo agli uomini.


al di là di qualsiasi considerazione sulla sua ideologia, grazie a Celine scrittore