mercoledì 29 settembre 2010

it's allright


Filastrocca che ripeterò all'infinito… con qualche variante ma tenendola sempre a mente. Indefinita e toccante, come il tempo che trascorro in una dimensione sconosciuta. Lo sfioro, scivolo giù su questo piano che qualcuno inclina per divertimento e arrivo fino a te, mossa da chissà quale forza motrice, al di là di ogni saggezza, al di qua del pensiero razionale. Scoppio in una risata continua, quasi stolta, storta ogni ombra di tristezza, quella vana che hai cercato di spiegare e quella utile che mi ha spinta vicino. È stato quel giorno che io, nel tentativo di sfuggirle ho impattato il tuo braccio, lo avevi teso vedendomi arrivare. Il suono stridente di frenata nell'inseguimento sconnesso tra me e la nota stonata aveva attirato la tua attenzione. Chi è questa pazza? La domanda al tuo amico. Una che potrebbe salvarti! La risposta del tuo amico. Cos'è destino, l'incontro segnato e sbadato, lo scontro voluto e divino. Ancora stupore, profumo di albe al cospetto delle quali rimaner desti da sonni inquieti, sapore d'erba… regalano attimi prodigiosi, scambio di particelle infinitesimali e inesprimibili, mistica unione di un altrui inatteso in un altrove rigenerante. Ti guardo e non distraggo e non mi adagio ché le sicurezze son fatali. Seguimi, riempi le intercapedini dei miei vuoti, inserisciti in ogni mio respiro, evoca i miei sorrisi impetuosi e colora i bronci silenziosi, accompagna il moto altalenante, salta ad ondeggiare con me, incapaci ormai di strutturare i nostri tempi al di fuori di noi, vivo di te, vivi per me… every time you close your eyes.
dal 2009 (Settembre - Loco)

lunedì 27 settembre 2010

Ancora

Iago è tornato. Lingua di verde dipinta, tutto nero come un corvaccio. E sta sulla spalla, apprestato al tuo orecchio, Otello, inesperto e ingenuo. Bimba mia fuggi, dammi la mano, ti salvo io. Non è posto per te, questo. Salgo sul palco e ti porto via. Me lo posso permettere, spicco un salto lungo, sopra le poltrone delle dieci file che ci separano, giù dalla balconata, ridò vita alla storia e ti restituisco la libertà. Gran bello spettacolo, tutto fedele alla scrittura, rilettura fedele e sincera. Non dice bugie, perché dubiti? Non è assolutamente un sacrilego sortilegio, chi ha mai potuto farti pensare queste assurdità? È un burattinaio crudele, colui che dietro le quinte si confida con Iago, spiffera una versione interessata e quella sottile e viperina s'insinua, scivolando dalla sua biforcuta all'incredulo e oscuro innamorato. Che brutte quelle corde; strette, infilate in meccanismi precisi e cattivi, sfìlati, non siamo obbligati, possiamo recitare la parte che più ci aggrada. Non è questa vita. Taglio quei fili e ti isso sulle spalle. Inanimata tu mi sorridi e piangi. Grande è la gioia, breve è la tua vita da donna, breve quanto due lacrime lunghe. Le bacio e penso: Meglio morti che legati e prigionieri. Brabanzio ci saluta di lontano, inquadratura dolce, note delicate di mandolino.



The robbed that smiles steals something from the thief.

venerdì 24 settembre 2010

nec sine te nec tecum vivere possum

Amour fou. Targhetta in ottone. Accanto a me, vicina e inconcludente. Picchi sul legno per farti aprire e chiedere un sorriso e un abbraccio. Chi sei? Sei un fantasma che riemerge, devastante, impressioni la pellicola, la svolgi e ne sei preso in mezzo. Apro quella porta a pochi passi e introduco la mia ospite. Si sente subito a suo agio, si aggira padrona di casa, nel tranquillo caos della tua vita. Non puoi sfuggire al suo sguardo, curiosa in ogni anfratto, indiscreta e menzognera, porterà distruzione esplodendo come una malattia a cui non c'è cura. È parola camuffata, violenza gratuita e incontenibile, non chiamarlo amore, non può esserlo, possono rappresentare amore frasi spezzate e parole scostanti, gli urti giustificati, le fermate richieste e improvvise, le corse senza destinazione, i viaggi clandestini con passeggero esigente e possessivo? No, ho un'idea diversa di cosa sia per me amore. Tu mi guardi in tralice. Che c'è? Delusa? Mare inquinato non getterò le reti per pescare uno scarpone. Crudo orgoglio non cercherò una via di fuga per una fredda alternativa. Non c'è più luce in questa casa, apro le finestre ma ci trovo mattoni, l'ombra funesta carpisce ogni istante della giornata e interviene sui miei sensi di colpa. Non c'è recupero. Sono smarrito e invertito. Non posso sopportare oltre il tuo cinismo e le tue persecuzioni. Mi serpeggia dentro una sola scelta. Morsa e rimorsa devo porre fine… suggerimento di epitaffio e conclusione racconto muta: le mie parole non verrebbero mai ascoltate.


tu mi allontani per sempre dall'enigma, poiché tu esisti, come tu sola sai esistere…

giovedì 23 settembre 2010

sindaco a sud


Le mie memorie saranno conservate e chiuse in questo scatolone. Non verranno mai traslocate lontano. L'ho sempre saputo. Lo scatolone verrà sepolto con me. Nella terra dietro il secondo cono, tra l'alloro e il rosmarino, affianco al pozzo. È stato così duro rinvangare, ma l'impasto è venuto bene, e saprà abbracciarmi bene, mentre sopra continuerò a scontrarmi, cuore dolente, mai domo con la mente interessata e testarda. È innegabile, non credo riuscirò a riconquistarti, ma saprò raccontarmi in pagine alitate dal maestrale più fresco, si andranno ad aggiungere alle tue e faranno tante piccole bibbie capaci di riproporre una storia infinita, ma talmente chiara e limpida da evitar la fatica di interpretarla. Custodisci questa nidiata di modeste abitazioni, non tradire la ragione, ma non rinnegare la tua fede; devi fermarti prima di esser sazio, preservare l'oasi in cui rifugiarti, quando privo di energie e rattristato, sosterai all'ombra dell'aulente sempreverde e verrai a pungerti con le pale fitte, nel tentativo di cogliere il frutto spinoso. Scrosta sotto lo strato superficiale e scopri il vero colore della tua speranza. Devi essere inflessibile e incorruttibile nella laica processione, recitare le litanie del mecenate generoso, sgranare il rosario dei sentimenti buoni, ricostruire la dimora dei signori della buona amministrazione… la poesia non è cosa da poco. Ti aiuterà e servirà da antidoto alla costante minaccia di chi sceglie di agire in maniera privilegiata e contraria al bene comune. Lo so, soffrirai, ti dispererai ma il tuo dolore sarà mezzo e via, malinconia e speranza, volume e perimetro, soddisfazione e ipotesi attraverso il quale, in maniera brutale, a volte dolce, leggere, tradurre, analizzare e svolgere il tuo compito profondo e bello. Guida piano, vai lontano, travolgi e sorprendi, desidera e ama la tua terra, sarà una bellissima forma di risarcimento dell'anima. Rivendica il tuo diritto a godere della bellezza, difendi il paesaggio interiore, è un mito, ed è anche realtà, chiamato a misurarsi con gli enigmi di una società burbera, superba e priva di verità. Non è solo teoria, è anche pratica, passione civile fervida e fervente, son parole che il vento dello zakhor restituisce al mondo soffiando e distribuendo giustizia e consapevolezza. Nella quieta foschia dell'albeggiare quella che sembra bieca rassegnazione viene spazzata in un attimo da scattanti e rabbiose ventate di rifiuto e protesta, gli sbuffi sono frustate al volto ma qui mi rintano. Non cerco altre terre… Scorgo un imperativo preciso: ché inutile sarebbe cercare altre vie di fuga, è qui che bisogna trovare, la voce è qui che deve farsi sentire, è qui che deve avvenire la ricerca dell'unica possibile origine dei mali e misurare la certezza del bene, alle nostre radici! Basta a questi quattro messeri… profeti giornalieri del nulla… Nullità pance piene, otri gonfi di boria… Non aspettate il futuro ché potrebbe deludervi e disperdere i vostri crediti, il tempo non è poi così galantuomo come immaginiamo che sia. La storia si scrive nel presente e ci descriverà nel lascito di ognuno di noi, nel buio delle gallerie scavate da noi vecchie talpe, senza tregua, tesi e intensi, giungiamo attraverso lo stretto passaggio all'aria accecante e liberatoria.

Siamo truppe all'esercizio
di guerra
veterani di tante trincee
mercenari distorti
plotoni di riserva e pacifisti.
La vera fabbrica della storia
che stordisce l'uguaglianze
nella miseria è provvista d'arsenale.
Noi, gente terragna
per pratica di natura,
cocciuti scaviamo gallerie
per arrivare ciechi
alla luce del sole.
Così violiamo le tane di volpi
che hanno scaltrezza di fiuto
e scannano nidiate di pollai
perché le nostre piazze
sono aie di confusione
e nascondono uova e letame
tra guaste geometrie, mosaici di porfido.
Nell'aria aquile e sparvieri
ostentano volteggi d'aria
miracoli alla vista
per chi teme -finanche - la sua ombra.
Le tenebre hanno pazienza
di prostitute e complicità di ladri
e radunano un mondo di mezzani
che rivoltano uomini e cose
sacche strappate all'usura del tempo.
Così dura la lunga notte
allacciata nei brividi calorici
negli ossimori dell'attesa
morta all'esempio viva al castigo



Siamo varietà di figure
e di retorica.

Ci conosciamo come passeri
di alterne covate
spigolatori per natura.
Fa differenza la velocità di volo
ma solitari o a frotte
ci ritroviamo sui fili
a far mostra di piume
e a disperdere guano.
Uccelli pigoliamo solitudine
e cinguettiamo cori
in vicoli e slarghi
tra sfere di sole
e folate gelide
come qui natura
capricciosa comanda.

Siamo fili d'erba
cresciuti nella stessa terra
ma spesso spinti - basta un niente-
a radicarci dal Sud altrove
e qui morire. Noi metafore
di un destino
uomini qui e altrove.

Giuseppe Iuliano Verso la cruna


Conto i versi, ci gioco, lancio in aria e li riprendo. Potere e voler tornare a dare un prezzo a quel che resta, quel ch'è passato e si riscopre nel quotidiano. Ricostruisco il periodo, breve ritratto, introspettivo ed esaltante, fatto di alti e bassi, intrecciati e abbracciati in sentimenti diversi e raccolti nel breviario aperto a tutti… voli e nuvoli, stupore e delusione, coinvolgimento ed indifferenza, soddisfazione e sogni, tutto in una poetica dedica a me, te, gli altri…

mercoledì 22 settembre 2010

cosa rimane?

Sono rintocchi lontani di campana. Basta un attimo, e il suono s'impadronisce di ogni cosa. In mare i segnali non cessano di esistere, la campana suonerà in perpetuo.



Stenditi… non esitare. Non pensare molto, ché i pensieri sembrano a volte dei pesi troppo incombenti. Guarda là, non è forse solo uno spettacolo che merita d'esser goduto, e alla fine anche un plauso forte e spontaneo? I mutamenti sono infiniti e nulla e nessuno può impedirli. In ogni istante della nostra esistenza può accadere qualcosa che sia clamoroso, irrimediabilmente grave, o tanto tanto piacevole, e degno d'esser vissuto. Quella bruma nella quale ti perdi, potrei io di slancio soffiarla via ed ecco rinascerebbe ai tuoi occhi la speranza, sempre lì ad aspettare te e da te catapultata al di là di quel muro impalpabile ma fitto, tu così delicato e sopito, tu così ingannato e lontano. Quanto vorrei spezzare questa monotona ciclicità che ci costringe a girare girare nell'inutile, assurdo infinito, incessante e perpetuo tanto che guardando l'orizzonte, ogni sublime linea ci sembra uguale, confondiamo l'inizio con la fine. No, che non è tutto continuo questo fluire, no. Fà in modo che l'opacità non annienti l'universo, che non ci sfugga l'oggi a causa della pericolosa indifferenza, che il nulla di meglio non calpesti tutti i mondi che abbiamo a disposizione. La senti l'ondata che lambisce il tallone, sale fino a rinfrescare l'inguine, entra e riesce, naviga lenta e oscilla sul viavai della risacca, a un palmo dalla sponda. È quella l'essenza? Sisifo porta in alto con fatica il masso, lì non riesce nemmeno a fermare la fatica, rotola giù… ah, no, la vedo quella fine, l'ho attraversata, l'ho percorsa piano, assaporandone ogni goccia, ma non indagherò oltre, voglio passare quel primo strato sabbioso con le dita sentendone l'umido sottostante, ma non rimarrò lì a scavare, perché non senta il tremendo peso del dolore e non sia in grado di comunicarlo, non esistono, mio caro, parole efficaci che possano spiegarlo, tanto meno contenerlo. Non voglio sapere ciò che gli altri fan finta che nemmeno esista o al quale nessuno voglia credere, non voglio diventare depositaria di inutile comprensione, è un sepolcro violabile che non mi vedrà soccombere, apri amor mio, schiudi e ripiega la sofferenza, riponila in quel cassetto, usciamo e lasciamoci avvolgere dal nulla abbagliante.

Non avrei bisogno di un premio per stendermi e analizzarmi, ma tant'è a volte serve far gli elenchi e doc.Ruz m'ha invitato nella sua stanzetta, piena di foto meravigliose, a far luce (?) dentro me. Ecco le mie dieci cose in parte ispirate al post di oggi:
  • 1. Il mio amore;
  • 2. l'arte (letteratura, poesia, teatro, cinema, grafica, fotografia, figurativa in genere);
  • 3. la musica;
  • 4. l'ambiente sottomarino;
  • 5. la mia campagna;
  • 6. il viaggiare;
  • 7. gli animali (i miei gatti prima di tutto);
  • 8. il freddo pungente;
  • 9. la corsa;
  • 10. la cucina.
Assegno questo premio a:

… nel luogo del nulla, ove ogni ricordo è cancellato. Il sole estivo inondava la pace del giardino.

martedì 21 settembre 2010

declaration of war

All'imbrunire ho avvertito forte il colpo, pesante come un presagio. Una puntura, veloce e spietata. Nessun insetto o alcun uccello ho mai visto così fulminei… crudele e inaspettata è stata la stilettata. Era partita come un'improvvisata intuizione, quella che può tirarti in salvo, all'ultimo momento, vedi un ramo al quale ti abbranchi, rimani sospesa come il dubbio prima di precipitare. A notte inoltrata, quando ormai sei sicura che tutto sia inutile, irrimediabile, vorresti tornare a sottolineare un tramonto, a tenere in mano quella sensazione di levità serotina… nulla, buio, nero pesto. Il dilemma è più scuro della certezza d'esser persi. La congettura del se avessi e se fossi stato ti conduce alla follia ed è inutile fatica. Resto a disposizione per qualsiasi lamentela, un assicuratore che calcola il margine di rischio anche per gli incidenti inevitabili; mi riconoscerai, avrò un numerino ben impresso sulla fronte, il mio bizzarro modo per attendere, alla riconsegna del bagaglio, che tu "svolti" decisa e ti diriga verso me a braccia aperte raccogliendo quanta più aria possibile, quella che ci servirà quando non avremo null'altro che le bocche unite nella apnea interminabile di giorni mesi anni. È inutile anche che tu ritiri i tuoi eserciti, non lasciare che il disonore colpisca i tuoi soldati, non c'è rimedio all'offesa, nessun accordo al fraintendimento. Non c'è scambio di prigionieri che aggiusti, il tardo e tacito consenso alla resa non è che un sogno irrealizzabile… per sempre. Ci son decisioni che ci portano lontano e dalle quali non si può tornare indietro, un tempo che ci sbeffeggia affacciandosi all'angolare e spigolosa scelta, la nebbia avvolge il bivio e rende illeggibile la direzione e quando, diradatasi, saremo illuminati, la consapevolezza del già ci condannerà alla delusione… per sempre. Io non tendo oltre, lì in fondo la risposta è svelata: l'improbabile non è ciò che non si raggiungerà mai, ma quel qualcosa che afferrato non avrà importanza di lì in poi… per sempre.

… avrebbe avuto tutto il tempo per riflettere, ma avviene molto spesso che l'intera esistenza di un uomo muti radicalmente per effetto di un istante di esitazione. E quell'istante è simile alla piega che pratichiamo al centro di un foglio di carta: la faccia inferiore si tramuta in quella superiore, e ciò che era visibile scompare alla vista per sempre.

lunedì 20 settembre 2010

il quartiere senza sole (8)



Torbido e intriso di disperazione. Ecco, qui. Dopo un'uscita così, cosa volete che dica in più? Son pessimista, me ne dispiaccio e mi auto-rimprovero. Ma quest'è! C'è qualcuno che ride e si diverte. Ma io non ci riesco. Vorrei una pergola a cui aggrapparmi, una di quelle piante di piselli che nei sogni di favola di bambina mi ergevano e mi portavano serena e distaccata sù, più sù, ancora, dai, ancora! Non è questione di stile, è grave malessere che vivo e osservo, lo sento come bruciante carezza di medusa, in acqua quando galleggi sicura e in pace e non ti accorgi della sorpresa impalpabile, fantastica, elegante, bellissima ballerina marina, sa ancora stupire e ferirmi profondamente.
Vedi aggirarsi fantasmi di uomini, miserrimi, personaggi assenti, poveri e sporchi, rattoppano dappertutto, si commuovono davanti a narrazioni del nulla, alleggeriscono e cercano di divertire, truccati come pagliacci, indossano parrucche ricce e pesanti, il naso per nulla buffo, cascante e peloso, funamboli in equilibrio precario, si sporgono dalla finestra sotto l'orologio e si tuffano di sotto, ma sotto la rete non c'è… al suo posto ci avete sistemato una fontana, ma l'acqua non c'è… Bell'intarsio, affascinante, non c'è dubbio, ma finirete coll'intrecciarvi tutti, a non intravedere quale sia l'uscita, e dove sia il bandolo, quale sia il ladro, chi sia il derubato, se il primo dovesse confessare potreste voi testimoniare che nulla vi ha rubato, e vi ha detto anche grazie?
Sferraglia il tram, voci che si sovrappongono alla mia pessima visione, ragionamenti, una vera e propria conferenza, relatori a turno e pubblico adorante, inservienti, manovre, obliterare, controllare, gradini, poltrone, frenata, clacson, bestemmia, fracasso, lamiere… tanta storia, ora, tanto significato, prima. Facciamo un salto fuori da quel tram e guardiamo le facce di quei ragazzi, pulite e belle, idee curate e fini, aspetto virginale, angelico… parole, domande, slogan, distruggere chi, e come?, inutili, le risposte sono nella distruzione, applausi, bronci, tristezza… Tutto molto ordinato e a posto. Per tranquillizzare la gente basta negare l'evidenza. Bisogna starci, starci sempre. Se no passi per quello che protesta sempre. Già chi ci manovra sotto sotto? Il diavolo probabilmente.

venerdì 17 settembre 2010

non ritorno

Non leggono tanto, ma scrivono molto! Tante frasi, alcune filosofiche altre meno, verità e bugie, corrette, comicamente errate, messaggi d'amore, invettive violentissime, disegni, quadri, animazioni. Alcuni, lo ammetto, sono dei capolavori. Del resto miei amici-colleghi, quello fanno oggi. Graffitano un po' qui, un po' là. Beati loro, mi verrebbe da dire. On the road, free & poor? Forse no. Dio c'è, ascoltalo. Un tizio beve coca, l'altro la tira. Avanzo sospettosa, mi avvicino a una panchina e sento puzzo di bruciato. Intorno carte, cartoni, una coperta a brandelli… non è una quadrata scozzese di lana! Passa un ciclista notturno. Sta fischiando un ritornello che conosco, ma non ricordo. Ora son attenta a un gruppetto di ragazzi che urlano più in là, il petrolio ci salveràààààà. Sferraglia l'undici e per un attimo mi distoglie. L'autista mi interroga con lo sguardo, ma passa oltre. Mi chino, scosto l'ammasso di polvere e cenci, e scopro, trabocca fuori una lacrima, seguita da un'altra e un'altra ancora… Un occhio franco e minaccioso in buona scrittura mi fissa, sta inquadrando il collo della bottiglia secondo uno schema preciso, ma la pellicola è finita, in programma c'era un appuntamento, cocci, vetro rovesciato, arti calpestati e battuti, carbone, vino versato, simposio mancato, maleficio a conferma della tradizione epica che presagiva la tragedia futura. Mi faccio l'autopsia. Intervengo sull'ultimo che ho visto prima di girare l'angolo: Vive! Boia io! M'impongo lo stesso giaciglio. Mi adagio e veglio. Brindiamo. Dio c'è, forse sì, che sia troppo comodo e non si smuova?

giovedì 16 settembre 2010

come dovessi morire domani

Ho sottolineato con decisione l'ultima parola. S'è visto evidenziato di un bel rosa fluò che l'ha messa in luce e ha lasciato in ombra tutto il resto. Il tuo bacio è stato denso come la cioccolata delle sere invernali, quelle che colorano di un intenso marrone gli angoli della bocca e tu le lasci così sporche finché il cameriere, con un cenno del dito sulle sue labbra, te lo fa intendere gentilmente.
Quel dolce ricordo si frappone tra l'ispido "ci vediamo domani, forse" e il tuo languido abbandono sul sedile posteriore della mia auto. Hai già inteso benissimo che sarebbe inutile avanzare ulteriori pretese, m'avevi capita prima che io cercassi di spiegarti come volevo che dovesse andare la nostra storia. Hai accettato senza leggere le condizioni e hai firmato deciso e imperturbabile.
Non ho calcolato il tempo non ho studiato le mosse non ho considerato il futuro. Abbiamo vissuto, diviso, e giocato. Ci siamo trovati, persi e conquistati. Restiamo noi e soli, anche stanotte, l'ultima, ci siamo fatti male. Non mi guardi nemmeno, quando apri la portiera per uscire, fuori c'è un'esplosione di stelle e profumo d'erba. Inspiri quanto più puoi, ne raccogli un pò nelle mani per impregnare i capelli ora che te li riavii e te ne vai… non mi hai nemmeno guardata.
dal 1998 (Aprile - Loco)

mercoledì 15 settembre 2010

sing me to sleep


… seguo il disegno del tuo profilo sul bianco della federa.

C'è un ricordo preciso che mi detta le parole adatte,
son quelle che ti portano inconsapevole al sogno.

Con timido candore mi appresto al tuo respiro,
leziosa ti rinnovo l'invito, quello soffiato, s'infila in un orecchio…

sorridi, sublimo e riscrivo, cambio l'ultima parola e dondola insieme a te.

di seguito una delle poche cover che non mi dispiaccia…



alla mia insonnia che ha ora un nome, il tuo…

martedì 14 settembre 2010

gentile ma anarchico


È leggenda, forse, o è anche la realtà recuperata da un personaggio e da una memoria viva che conferisce all'essere spettatore una nuova abilità: trasmettere un messaggio ed ereditare l'occasione unica di scegliere e condividere le sorti di un uomo, di una donna, di un gruppo. Dov'è e cos'è il migliore dei mondi possibili? Riesco a staccarli quei fili e a lasciare che raggiunga qualche altro ribelle, affacciato su quell'orizzonte? Posso ancora stupirmi e ricordare i canti e gli inni, posso ancora esser orgoglioso dei miei ragazzi, posso aiutarli a slegarsi dai fazzoletti che stringono e imbrigliano, a scavalcare le trincee e improvvisare, restituir loro il sapore della testimonianza, fingere e realizzare il contagio della rivoluzione… oh, ma io non so parlare, non ho ancora imparato il linguaggio dei morti. Dammi una traccia, passami quella lettera vedrò di tradurla, cancellerò le menzogne tramandate e precipiterò il silenzio e l'oblio… stupisciti e non accontentarti.

… se avessimo vinto, come avremmo potuto, avremmo cambiato il mondo. Ma non importa. Il nostro giorno verrà.

lunedì 13 settembre 2010

T2


Vendo Westfalia T2, benzina, cilindrata 1584cc, aprile 1971, colore bianco-verde originale, manutentato con ricambi originali. Le caratteristiche tecniche finiscono qui. Ma questo non è un annuncio come tutti gli altri su trovit o su vendomì! Il mio pulmino è magico, ragazzi! Tre volte in Olanda, un ritorno in patria germanica, e mitico viaggio in Svezia-Finlandia-Norvegia-Danimarca! Hal si chiama! Io non sono altro che la sua nutrice, il suo carburante, lui è intelligenza e vento del nord, non potrei controllarlo o provare a frenarlo. Lui decide e calcola il percorso, non ci si organizza, non ci si carica inutilmente, si prende e si parte! Folgorazione e rivelazione del pensiero per tutti e per nessuno. Ogni volta che ci entro, metto in moto e vado, mi copro di enigmi, di significati e di ambiguità profetiche che posson essere una benedizione o costituire una grande disgrazia… Prendo congedo dal bene e dal male e m'immergo nella musica, nelle visioni, nel tempo buttando dal finestrino ogni tipo di pensiero e la forma sofisticata e fredda. A bordo immagini, sentimenti e sensazioni immediate e primitive, faremo un viaggio lungo, senza manipolazione delle tappe, spontaneo e sensibilmente legato alla fantasia, al simbolo senza volto, isolato dai tecnicismi, legato all'arte del saper vivere con tutto ciò che si trova a portata di mano. Le mani sul volante, i piedi in aria, gli occhi nel vento, malinconici e comici, silenziosi e loquaci, pessimisti e irrimediabilmente romantici, nudi ed esposti al contagio della natura per poi ritornare più forti o più folgorati, superuomo o spirito stremato senza nessun'altra energia. Cos'è per noi due lo spirito di gravità, non ne conosco l'origine, non voglio sapere dove vada a parare quel sentiero che due ingressi e due uscite presenta, è un serpente che si morde la coda, un attimo che può durare un'eternità, noi lo lasceremo a casa, bagaglio mai assicurato alla nostra griglia, valigia mai riempita. Perché me ne separo? Hal è impazzito, non ne vuol più sapere di me. Si sarà innamorato, deve aver incontrato qualcuno, sarà stato la pompa del distributore, il ponte alla revisione, si ribella alla sua matrice, anima in sospensione e continua nel suo viaggio, sceglie un timoniere diverso e io ritorno agli uomini… manina in alto, sì, caro, le permetto un ballo.

Io sono per la prima volta felice di aver vissuto tutta quanta la mia vita. E l'attestare questo non mi basta ancora. Vale la pena di vivere sulla terra.

venerdì 10 settembre 2010

collimazione



Fondamentale. Periodica. Essenziale. Perfetta. Punta e guarda… è sfuocata? Analizza con calma la figura del disco di Airy, verifica, nota la presenza di tanti e intensi anelli esterni. Accidenti a quel demente e poco professionale di un prof, gli ha consegnato uno strumento inutilizzabile, gli toccherà ritararlo! Dopo una buona mezzora è pronto. Qualcosa al centro ha già intuito, ora gli basta dare un'ulteriore occhiata e potrà urlarlo al mondo! In maniera violenta avrà la sua rivalsa, la sua rinascita. Due mesi fa, una scoperta lo ha scosso; un quadro chiaro, una battaglia in corso, l'equilibrio rotto e il percorso è iniziato: potenti onde d'urto hanno innescato una drammatica esplosione ed hanno eccitato il gas che lo componeva. Aria solo aria, radiazioni, molecole, il tutto tenuto insieme da collisioni continue a ritmo instancabile, rilevabile con buona frequenza, anzi elevatissima! La ricerca è avviata, si è analizzato tutto ciò che aveva a che fare con l'interazione tra galassie lontane, protogalassie, aggregazioni e formazioni vorticose di neonate, bellissime nebulose sparse. Nubi e scie. Nane brune dal bellissimo corpo celeste, ora sì che può fotografarle, può ammirarle in tutto il loro splendore e la loro altissima temperatura, non comune che dà vita e turbolenza e incontrollate reazioni a catena. È una meraviglia di cui si sa appena appena qualcosa. Ma lui, sì, lui le ha osservate, ne ha festeggiato tutti i compleanni, spegnendo i brillanti ammassi e stappando una bottiglia ad ogni formazione scoperta. Ma a questa potrebbe non reggere. Troppa è l'emozione. Si precipita giù dallo sgabello lassù e, imprecando, e commuovendosi, corre fuori. A riveder le stelle…

giovedì 9 settembre 2010

linea _____ acqua

Ci sono. Sta per finire. Pochi giorni e verrò a conoscenza del risultato. È atipico, lo so, il modo in cui mi avvicino a lui. Ma son sempre stata eclettica e genero prospettive sempre nuove, figure impossibili, solidi inesistenti che ammiccano ed esordiscono solo per me. Prima sondo il terreno, faccio dei sopralluoghi, mi alieno dal resto del mondo, studio dettagli e preciso la tecnica. Chi mi capisce è bravo. Ancor di più chi mi lascia fare, senza nemmeno prendersi la briga di decifrare. Sono analisi e oggetto di ricerca; ma non rimango chiusa in gabbia con i miei simili, mi lasciano libera di vagare e di guardarmi intorno, mostro sacro e mostro il mio lavoro, riscoprendo contaminazione ed evoluzione. È un transit necessario. Varco i confini, tento rivoluzione e cerco visibilità. Prendi coscienza anche tu dell'inutilità di tutte queste barriere, eliminiamole e buttiamoci nel calderone dei rischi, qual è il maggiore? Che l'identità scompaia per creare un'univocità di intenti e l'anonimato delle generalizzazioni? Ci sto. Quanto più rumore sia! In questa non città del sogno. Il concetto si fa carne e acqua. Fluisce e consuma, amplifica e attutisce. Aperta e labirintica, sto arrivando… bagnami.


mercoledì 8 settembre 2010

arrivo

O tu che sei del cielo, e ogni pena e ogni dolori acquieti,
e ricolmi di consolazione chi è due volte mistero,
ah, io sono stanco di tutto questo affannarsi.
A che serve tanto dolore, e tanta gioia?
Dolce pace, vieni, ah, vieni, nel mio petto…

Vorrei vedere… l'utopia che ho in mente. L'incubo smarrisce l'uomo buono, è lo spazio che raccoglie l'infima natura, è lo spettro che rende le differenze peggiori e disperde le identità. Ho sentito addormentarsi la città, ho visto morire il parco. Nove colpi di scure non son riusciti a troncare il collo, ereditiamo quel viaggio, quell'anima evanescente e quei vestiti pesanti che calano troppo caldo sugli occhi, vittime e carnefici dell'eterno presente. Non riuscirai a mercificare i sogni. Io vedrò quello sfondo, vedrò quella luce che arrivi a catturare il drago kitsch che non si decide a rapirmi. Lasciami qui, su questo scoglio… il buio non m'impedisce di scandire e fissare il mio regalo sull'intimità delle mie visioni: scene quotidiane e stanze segrete e virtuali. Son tutti frammenti della mia memoria storica, nascita abortita prematuramente all'esperimento urbano di un altro luogo, non conforme alle tradizioni, non adatta agli equilibri ristabiliti dalla logica disonesta. Io indugio, resto inebetito sullo scalino, fuori dalla mia casa, guardo fuori, apro all'ordine appena affrescato sul verde assediato, sul pulsare delle relazioni malsane, attendo che la sensibilità del bello, delle radici sintetizzi in poche parole l'alternativa vera e semplice all'ingombrante risvolto della nera fede… son pochi istanti, m'assale una tremenda insicurezza a ritmi insostenibili. L'allarme suona, minaccia sventura e indifferenza. L'uomo alle spalle scippa e dilania la pluralità delle mie immagini, ne rimane una sull'asfalto, accanto a me, un dettaglio smarrito, l'ultima mia identità, uomo, mortale, non uno sfondo che assorbe, ma il soggetto che impegna.


E allora, a cosa serve l'utopia? A questo: serve per continuare a camminare. Eduardo Galeano

a Vassallo

martedì 7 settembre 2010

locus amenus

è allo stesso tempo il mito greco dell’Odissea e la leggenda celtica di Lancillotto, uno dei più belli tra i poemi di avventura e passione, uno dei canti più fervidi che mai siano stati composti a onore della rinuncia e della fedeltà, un inno all’Unità e contemporaneamente alla diversità delle apparenze (Eric Rohmer). Gioco di ombre, puro e fantastico; rincorsa delle nebbie sul lago, reale e tangibile. Celebrate insieme a me questo disegno luminoso nel quale si materializzano erotici fantasmi avviluppati nelle vesti sontuose, anche quando poverissime, a fondersi con gli umani personaggi. Non è intrusione soprannaturale, è presenza impattante e teatrale. È danza tradizionale senza trucco e senza inganno, è tensione erotica e carnale consumata, ma non spiata, è percezione dello spazio e del tempo spostata e riportata su altri piani. Che impeto, che passione! Ci sentiamo immersi nel caldo vortice dell'universo dei due amanti, siamo quasi annullati nell'estasi mistica del sentimento più puro e incondizionato. Dov'è la luna? La luna è lì, la tocchi e la vedi, metaforica bellezza, intensità della luce in mezzo alle tenebre… Sogno, incoscienza, cinema, infinito!

lunedì 6 settembre 2010

cuore di donna


È un ring, ora lo vedo chiaramente e lo riconosco. A tappeto, dopo un gancio sinistro che gli ha lasciato scoperto l'arco gengivale, metà incisivo laterale è scomparso, quello centrale sanguina vistosamente… inutile continuare a ripetere, è gioco, non è vita. Le regole non esistono e l'unica vera legge da rispettare è colpire, più velocemente e più forte. Distruggere. Aspettate, è il turno della bellezza cartello, è già entrata e scavalca le corde, il ragazzino molla la spugna e la guarda a bocca aperta. Cristo non è una donna! Ha gridato qualcuno da sotto. Cosa ti aspettavi? Dopo la cacciata, anche volendoci perdonare, credi che tornerebbero? Hai ragione, come al solito. È assurdo. Sì, proprio così. E più domando a me stesso ragione di quanta bestialità abbiamo commesso e più mi giustifico: nulla ha più senso, se non la nostra prigione nella quale esser liberi di far tutto e il contrario di tutto. Siamo ormai degli emarginati, nella nostra rivolta abbiamo rifiutato tutte le leggi e sovvertito l'ordine sociale, siam mostri senza nome, privi di morale, nemici della civiltà, complici della menzogna, esseri abietti ed abili nel costruirsi e ricordare gli alibi. "È un posto senza donne. Sono state espulse da questa città". Incamminati, lascio una lettera e arrivo. Scosto macerie e vuoto intorno a me, ti raggiungo e proseguiremo insieme, ricercando soli e disperati, il punto di partenza, lì dove l'inganno è iniziato, dove lo spettacolo e i fili son stati applicati, a membra stanche e flosce, che si fanno dure su più indifesi capi. Chi riuscirà a far crollare il regime totalitario dell'egoismo e del dramma affettivo, chi ristabilirà l'equilibrio delle emozioni dopo secoli di violenza? C'è bisogno di disertare la normalità della ferocia. Si deve esporre e divulgare il cambiamento di paradigma della coscienza, imparare il senso profondo del sentimento e dell'affettività. C'è bisogno di loro. Dobbiamo ritrovarle, riportarle qui, e ricominciare ad amarle. Dolci, fragili e forti donne.
Sembra tutto così complicato. Eppure è così semplice. Avessi avuto la luna, o Drusilla, il mondo, la felicità, sarebbe stato diverso. Tu lo sai, Caligola, che potrei essere tenero. La tenerezza! Ma dove trovarne tanta da soddisfare la mia sete? Dove trovare un cuore profondo come un lago? Non c'è niente che mi vada bene, né in questo mondo né in quell'altro. Eppure sono certo, ed anche tu lo sei che mi basterebbe l'impossibile. L'impossibile! L'ho cercato ai confini del mondo e di me stesso. Albert Camus, Caligola


Crediamo di conoscere il dolore quando perdiamo chi amiamo. Ma c'è una sofferenza molto più terribile: quando ci accorgiamo che anche i dolori non durano a lungo.

domenica 5 settembre 2010

bracco (7)

Zona. Protagonista assoluta. Chi sei? Non ti conosco. Lascia perdere, niente nomi. Non servono. Guarda piuttosto la strada. Impossibile sfuggire alla logica del tranello, tutta puntellata, minata e piena di trabocchetti… mortali. Se non hai qualcuno che ti faccia da interprete non puoi assolutamente uscirne vivo. Intrico stretto e soffocante. Si muove tutto, cambia tutto, si trasforma tutto. Niente è uguale a ieri. Inverosimile. Surreale. Vero. Un capriccio e uno scontento, collegato intimamente con i nostri stati d'animo. Quel che devi fare è guardare dentro quella scatola, cristallizzata e intrinseca c'è tutta la tua vita, l'infelicità e la mancanza di speranza verranno fuori. Come faccio a vederla se non c'è? La senti mentre vai, se a un certo punto non avverti più la fatica e il gesto, riposati, siediti e immergiti. Il mistero ti aspetta. Se saprai raggiungerlo. Giusto era il segno: chi l'ha ravvisato non può fallire nel ritrovarti. Non c'è ritorno. È impossibile. Non si torna indietro per la strada fatta all'andata. Ci sarà una stanza nel cuore, luogo dove si realizzano i desideri. Un sole di sesso femminile, una presenza che possa dare la residua salvezza. Sembrerà inafferrabile, continua e infinita, mai conclusa: la purga dura da sempre… l'attesa è lunga il mio sogno di te non è finito. Guarda, conosci, abbi pazienza. Imbastirai il tuo cammino come un lungo discorso, cancellerai quelle apparizioni mostruose e raggelanti, dipingerai il quadro con i colori dell'incanto, accetterai quel grande regalo che ti è stato concesso di assaporare: il dolore della scoperta del proprio io. God's must deep decree bitter would have me taste: my taste was me. (Gerald Manley Hopkins, 1844-1889)

o sarabanda



che si avverino i loro desideri che possano crederci,
e che possano ridere delle loro passioni!
Infatti, ciò che chiamiamo passione in realtà non è energia spirituale,
ma solo l'attrito tra l'animo e il mondo esterno.
E soprattutto, che possano credere in se stessi,
e che diventino indifesi come bambini:
perché la debolezza è potenza,
e la forza è niente.
Quando l'uomo nasce è debole e duttile,
quando muore è forte e rigido.
Così come l'albero, mentre cresce, è tenero e flessibile,
e quando è duro e secco, muore.
Rigidità e forza sono compagni della morte;
debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza.
Ciò che si è irrigidito non vincerà.
(Arsenij Tarkovskij)

venerdì 3 settembre 2010

neo nato

La gru ha covato… e dall'uovo è venuto fuori un bell'esserino, bronzeo, riccioluto, bagnato, ma già si intravede il bel lupacchiotto che sarà. Tyler Durden direbbe: "Petrolio, ma tu ti fai l'impossibile"! No, è decisamente solo uso continuato e senza paura degli effetti desiderati… di letteratura, arte e musica. Altro che sostanze stupefacenti. In questo caso fornitemi dal mio amato Bulkagov, a 16 anni un'amica più grande e già consapevole di quanto fossi terreno fertile per i suoi esperimenti mi fece leggere dei racconti fantastici. Tutto ciò che vedete e leggete è frutto nocivo assai di quelle letture, è conseguenza e fonte delle mie scritture nonché origine di dipinti senza testa né coda, ma cos'è? Sei tu riflesso/a, oh, non ti riconosci? Bene, ritorniamo a riprendere il filo, tra un po' potrei anche non scorgerlo più. Al momento della nascita chi mi ha tirata fuori ha esclamato: ma signora le ha fatto anche la permanente? È una rosa! Le ultime parole buone dei miei. Mia mamma lo rinfaccia di continuo al mio papà! Volevi una femminuccia? Ecco tientela! Son venuta sù proprio bene, un maschiaccio proprio! Vestitini deliziosi cuciti dalla mia orgogliosa mamma, merlettati, ricamati, animalettati, da far felice qualsiasi mia amichetta dell'asilo o delle scuole elementari, ma non me. Scomodissimi per tirare al bersaglio su ignari e malconci topolini di campagna… è durata poco, la mia tirannia sugli animali, son diventata poco dopo una strenua difensora dei loro diritti, quello era solo un modo per far apprezzare le mie doti di mirata sorellina agli amici grandi del mio fratellone. Poi ch'è successo? Tanto e troppo poco per la mia ansia di conoscenza, di coscienza personale e collettiva, per la mia sospettabile urgenza di visioni e condivisioni. E i miei hanno paura, e io non so come farla svanire perché nulla ho della loro stabilità, della loro realtà, della loro consistenza. In continuo moto, non saprò mai posarmi, neanche stanca, ho poco tempo anche per aver noia e molto tempo per provar gioia, non mi tenete, mi costringereste solo a perderne, non mi arrogherei neppure il diritto di rimpiangerlo, perciò vado. Mi accosterò piano con passo felpato, guardingo e cauto animale, osserverò giallo e sognerò di notti verdi e profumate di muschio. Sosterò e aggredirò con tutta la famelica esuberanza dei miei anni più giovani e sconvolgerò quel che resta della vita a brano a brano lasciandotene un poco e tu con me farai altrettanto, si convive tre, nel branco quattro esemplari maschio, uno femmina o quasi…


Era così magnifico vedere come iniziava la sua lotta selvaggia, pieno di vita, d'esaltazione e di speranza, impetuoso, sorridente e gemente, come si infilava urlando attraverso le gole, divorava la neve dei monti e piegava con mani rosse i vecchi pini tenaci, facendoli sospirare… Peter Camenzind, Herman Hesse

giovedì 2 settembre 2010

e se non fosse mai esistito?

Protagonista di tutti gli ultimi anni nei campi della politica, dell'economia, della giustizia, dello spettacolo, della prostituzione mediatica. Sarà mica il frutto della mia fantasia visionaria? Una mattina mi sarò svegliata e avrò forse schiacciato il tasto sbagliato? O bello, ciao, bello ciao, bello ciao ciao ciao! E quello è venuto fuori dal nulla, si è materializzato davanti ai nostri occhi, presenza ologrammatica, mica tanto, sparato dalle promozioni delle pentole o da un mobilificio o da un cerchio nella sabbia, non ricordo bene. Mi capita spesso, ne ho talmente tanti di personaggi così, descritti più o meno bene nei miei quaderni dei sogni o degli incubi, in questo caso specifico, sì sicuramente questa è la storia. Da tre anni a questa parte ho divorato una quantità inverosimile di libri di un noto autore giapponese e ho puntuali premonizioni, si trasformano poi, in seguito, in realtà vissute dai personaggi in cui mi reincarno, sono semplicissime: una visita al Duomo di Milano, un tour in una famosa villa del Nord, una rimpatriata tra amici che si trasforma in una rissa, una cena, nel corso della quale un amico mi tradisce. All'inizio tutto era tranquillo e io ero super felice di questo potere, poi ho cominciato a stancarmi e a subire doloretti che non capivo da cosa fossero provocati. Ho un segno inequivocabile e misterioso sul labbro superiore, un dente scheggiato, i capelli mi cascano a gruppi di studio, e ho delle pulsioni irrefrenabili nei confronti di tutte le gonnelle che incontro, non che questo sia un problema, ma di solito sono un po' timido e impacciato, quelle invece slacciano, sfilano, strappano e incassano. A volte non capisco nemmeno quel che dico, l'altro giorno per esempio mi sono ascoltato, affermavo con convinzione di essere un eletto, un prescelto, e che uno baciato così dagli dei non avrebbe potuto fare la fine di un qualsiasi delinquente, essere giudicato da un'assemblea di farisei rossi… Del libro m'è rimasta solo la fine, quasi una decina di pagine, ma già comincio a sudar freddo, ho già letto dell'incontro del povero Toru con un'amica, che per coincidenza si chiama come una mia amica di vecchia data, che gli racconta la triste storia… tutto ciò che credeva esistesse in realtà è solo frutto di una scenografia prestabilita, è una trama scritta e diretta dal testimone, regista della sua immaginazione… ho paura che tutto mi crolli addosso, ma forse, nemmeno quest'illusione mi sarà concessa.


Orfano, incluso tra gli eletti, diverso dagli altri uomini, riponeva totale fiducia nella sua immacolata perfezione, affatto incurante del male che egli poteva fare.

mercoledì 1 settembre 2010

danza per me

È esposto su una parete nera. Una tempera. Sanguina in verticale e sgocciola fin sul pavimento. È così preziosa quella luce, incisiva e vivida la colorazione, ho creduto per un attimo di poterlo bere quel fluido, di farmelo arrivare giù in tortuose spirali, di esserne vivificata. Tu sai quanto ne senta la necessità, sono obbligata a farlo. Devo. Chissà quanto acido, forse dolce o piccante. Non importa. Voglio rileggere questi ultimi eventi in chiave mondo. Ricami e intersezioni magicamente straniere, una percussione forte come su cornice del tamburo e non direttamente sulla pelle, le tue mani producono un fruscìo come di suono animale, liscia e turbina, accarezzami e stimolami, continua… ad ogni latitudine, continua. Non sai quanto sia immensa la curiosità espressiva e quanto impegnativo l'affinamento della tecnica. Io mi applico. Ti applico. Aderisco e decoro, non mi sottraggo allo sforzo, seppure debilitata la mia personale corrispondenza ai normali canoni dell'attività. Acqueforti le mie. Litografie le tue. Conquisti la mia ispirazione in una splendida serie di esposizioni innovative e sempre diverse. Io ammiro. Mi ammalo. Rispondo all'invito. Partecipo. Finché ne avrò forza, finché ne avrò vita, poi continuerai da solo, finirai il lavoro, la penultima pennellata, l'ultimo respiro, il passo terminale.