martedì 26 novembre 2013

sorda

Mezzo uomo vai avanti, in ogni direzione.




Finché senta. Negli alti e bassi attraverso il mondo. Ad ondate pregne di frustrazione e rabbia, alterno furore maturo, orgoglio solenne. Non mi controllo, sragiono; trasmetto impazzita, declamata come un canto sospeso, mi abbatto come un coro a cappella maligno, terrorizzante. Traspare un profondo senso di urgenza. Chiaro parte come un fruscìo. S'infuoca in fischio acuto, penetrante. Si sovrappongono e creano spessore, una barriera che è inutile cercar di bucare, né tanto meno scalfire. È come avere di fronte, dietro a destra e sinistra altre me, nei tentativi vani e continui di entrare, sostano fuori e osservano e imitano le varie espressioni. Era un gioco che facevo da bimba: parlavo e non muovevo le labbra. Lo rifaccio ma non ricevo riscontro. Il suono è contorto, disturbato dalla durezza delle parole. Ho impiegato anni per non farmi comprendere. Ora che vorrei solo dire semplicemente sono atterrata da smorfie crude, disilluse visioni, fiamme interiori, strade deserte e dittatori e ventriloqui orribili: quelli che guardo muovere la bocca, ma non odo. Non avrei mai immaginato peggior scenario apocalittico. Eppure l'assenza di speranza è stato il mio brutto inizio. Il salice cresceva affianco a me. Ne avvertivo la fronda ombrosa, ad esso mi poggiavo quand'ero stanca, ma non ne ricavavo sollievo, anzi, debole, filiforme, più confuso di me, di me si nutriva, in me si insinuava lentamente, indelebilmente. È inesorabile. Nessuna tregua. Si diffonde la rassegnata coscienza che presto io non possa seguir traccia, mi rimarranno le code strumentali, le percussioni forti, tattili e visive. Ipnotizzarmi. Appiccicarmi al mio padiglione, sprofondare fino ad afferrare lo scricchiolante e ossessionante urlo muto, moltiplicato all'infinito, strapparlo via e soffocarlo. Lo spettro. L'incubo. Il rumore grigio. La nebbia sonora. Il sabba estraneo. Leggi per me.
Affinché non senta.




Ci prendiamo noi cura di te.
Einstürzende Neubauten

Estragone Cosa abbiamo fatto ieri?
Vladimiro Cosa abbiamo fatto ieri?
Estragone Sì.
Vladimiro Bé… per seminare il dubbio sei un campione.
Estragone Io dico che eravamo qui.
Vladimiro Forse il posto ti sembra familiare?
Estragone Non dico questo.
Vladimiro E allora?
Estragone Ma non vuol dire.
Vladimiro Però, però… Quell'albero…

Aspettando Godot

3 commenti:

  1. Amo Beckett, è sempre un piacere leggerlo.
    Comunque ti vedo/leggo dubbiosa in questo periodo.
    Non so se sia una sensazione o se sono solo scemo.

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  2. non sono mai sicura di niente, io. Lo so, può essere un difetto essere diffidente assoluta, ma ormai è tardi per cambiare: non ho esagerate aspettative, e in questo periodo mi sembra la migliore delle prospettive, se non altro, non mi auto-deludo eccessivamente! Ho dubbi anche sulla tua scemenza :D *

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    1. Non hai niente da cambiare, io sono così da qualche anno e per ora galleggio nel limbo che mi sono auto-costruito.
      Un piccolo purgatorio personale, meglio di niente.
      Della mia scemenza sono sicurissimo.

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