martedì 23 aprile 2013

non mi chiamo stoner

Sempre legata poco alla mia terra, desiderosa di godere di altri paesaggi, sognante e terribilmente instabile rimango cementata a questa scrittura solida, rugosa, sottile e potente in due parole. Il personaggio mi somiglia molto: pochi amici di quell'amicizia sfuggente e nebbiosa, così fitta che non riusciresti a riconoscere tua madre a pochi passi di distanza. Così si scrive una vita: come per descrivere un fiume che scorre, deviato, libero, fluente, trattenuto, contenuto, impetuoso, qualche imprevisto, tracce di gioia, presenza di dolore. Esistenza inesistente, isolamento cronico, consistenza impercettibile. E' la vicenda normale di una persona normale che chiunque dopo le prime pagine vorrebbe metter via, imprecare contro il libraio che gliel'ha venduto e cercar subito il romanzo d'avventura, avvincente e morboso. No. Non accade. Ne sono rimasta affascinata, presa, incollata; ne sento ancora il sapore, perché sembra che ne sia rimasta parte intrappolata sul palato, per quanto lavi e spazzoli, è lì, tangibile, incisiva. E' proprio vero. La semplicità ha rilievo, scivola ma scava, e soprattutto pulisce e netta. Il senso della vita di un uomo questi, per quanto lo cerchi o lo ignori, lo trova comunque in un tono, in un particolare corso della storia scritto con accuratezza e rigore. Per me è il disegno, per lui è la letteratura. Parti interscambiabili, per un attimo, vedo il suo disegno preciso, leggo e narro. Fermezza e forza di una pietra che racconta di una vita, di un uomo in una terra dura e secca.

lettura di Stoner - John Williams


6 commenti:

  1. Che bello che è il disegno...davvero...
    Ho da sempre un'ammirazione sconfinata verso chi sappia disegnare/lavorare con le immagini.
    Con te, è doppia...

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  2. Parole che creano un grande pathos, anche perché si attagliano, a spezzoni, a tante esperienze altrui.

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  3. Scriviamo, disegniamo, facciamo cose per trovare un senso ... e allora, ti scrivo Buona Liberazione.

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  4. Vale, sulla nebbia, quanto ho commentato nel precedente post

    Io non lo perché scrivo (o forse sì e non lo voglio ammettere)

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  5. sì, vale come liberazione post… se così la si vuol considerare. Sto andando, oltrepassando, entrando e uscendo nello stesso tempo come da un banco di nebbia, come da un libro che non ha indice e ha le pagine incollate e non accoglienti nei confronti di un segnalibro. Forse sarò diversa, post, forse non sarò più.

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  6. Spero almeno tu sia, il non essere non è mai buona cosa

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