domenica 15 dicembre 2013

quando



C'è una grande lacuna da colmare e non dispongo di un grande e pesante bagaglio per poterlo fare. Bisognerebbe riscrivere gli eventi, documentarsi in profondità, andare a ripescare testimonianze ed esperienze e io non ho un ricco e vasto archivio per volerlo fare. Mi rimane la possibilità di riconoscere gli zombie che ancora popolano la mia nazione e quelle ad essa vicine, e quelle da essa distanti, guardarli in faccia, stringere loro le mani, il più delle volte idealmente, mai fisicamente, sostenerne l'andamento traballante e incerto, ascoltarne le storie, spesso già sapendo come vanno a finire, mai abbastanza preparata, sempre poco allenata allo squallore, alla violenza, alla resa. Le terre che calpestano sono insanguinate e scavate dalle ossa dei loro cari, le acque inquinate dalla putrefazione dei corpi abbandonati alle correnti, l'aria appestata dalla acidità della polvere da sparo. Le storie sono accomunate e legate dalla mancanza di vita, le linee interrotte dai gesti precisi, ancor più rallentate per fissare ancora una volta l'ultimo respiro, l'ultima presenza.


7 commenti:

  1. Gli zombie che ci governano? è un'impresa!

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  2. Ti ritrovo più sensuale che mai, nonstante tutto (anzi, grazie di tutto). Smack!

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  3. che dici? secondo te, può essere che siccome sono i poeti e gli artisti tormentati quelli che passano alla storia, si stia facendo di tutto per farci vivere così da apprezzare a pieno e a fondo le tragedie invece di farcele solo ammirare nei musei e leggere sui libri?

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