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Corto circuito. Piccolo circuito. Circolo per scenari improvvisati e su sceneggiature da me dipinte. Mi abbandono piano, in maniera sapiente e ingenua su latitudini differenti, avvolta dalle spire del sogno che mi solleva dal chiuso della mia stanza e mi spinge sui crinali dell'immaginazione. Ho lasciato presto l'eden caldo e accogliente, mi son fatta cacciare. Comincia qui l'avventura tra gioie e dolori, doglie e nascite, sonno e morte. Emetto il primo vagito e m'incammino, scrutando e perdendomi nello spazio infinito, a bordo della mia astronave, tra due guanciali o sprofondata nella mia chaise longue, oh, la mente prefigura modelli impossibili che rappresentino l'immane universo. Son qui, calpesto l'ultimo livello di una stratificata epopea, in una terra ibridata da molteplici civiltà e anch'io mi faccio ingravidare e contaminare da stilemi e figure di diversa appartenenza culturale. Voglio sperimentare su di me, voglio attraversarmi e collegarmi senza soluzione di continuità, senza confini, luce tersa e tarsia forzosa, in tensione ludica e in rigore formale. M'alleno, mi preparo in istinto, mi formo, mia palestra cromatica e geometrica. È così che girovago. È così che ricordo, evoco e riporto in tratto e parola. Astrazione.