venerdì 9 dicembre 2011

vizio o virtù


Comincia in prurito, un oscuro bisogno, vitale e profondo, prosegue con un tic, e gran finale, realizzato e celebrato su grande schermo dei miei giorni e delle mie notti, il rito, si esalta tra due dita malate e oziose che afferrano quel frammento tragico e stringono, fino a soffocare corpo, carta, anima, ma non lasciano sfuggire nulla, nemmeno la cenere... la traggono dentro, la sospirano, la vedono salire fino a quella parete in alto, colorata d'azzurro macchiata di giallo ocra. Trascende sulla cupezza del materiale, sulla meschinità dell'umano il demone, fa voli notturni e dilania, si unisce con il delirio, preda e si nutre, sputando fuori decoro e cura. Il mistero è tutto qui. Ti serra l'umido pertugio, ti strizza fino a farti svenire, ti riempie e ti vuota come se fosse aria quella che succhia e rimani comunque attaccata e semi cosciente, ma viva, iniettato di veleno greve, ma vive. Continua in punta di lingua, in inglese per intenderci, traducibile in spagnolo, se preferisci; ha lo stesso senso di lettura, l'intonazione sale, si acuisce e si sviluppa in eroticissima spirale, suadente e strisciante, s'avvolge ai miei ricci ai quali ben s'intona. La chioma folta e confusa, rovinata all'indietro o intrecciata alle tue gambe, intrise dell'aroma di caffè appena fatto, amaro e forte, perché devo tenermi sveglia ad aspettare, per ricominciare... ancora e ancora. Grosso e sensibile, puntato come un'arma invincibile che offende e mai si difende. Perché dovrebbe? Niente di più piacevole che esser impugnato e manovrato a spalancare trame e percorrere tessuti, a svolgere e coinvolgere nella grandezza e nella pienezza, possente e impetuoso, l'intimo attraverso la superficie. Complicazione prevedibile la maschera di dolorosa passione fusa con la tua faccia. Ha preso fuoco insieme a me; brucia, arde, giace e viene ripreso, masticato e inumidito, sorretto e precipitato.
Ti è caduto il tabacco fratello, ti è caduto. Tu mi avevi detto che era acceso. Ma ti sei dimenticato di dirmi che il tuo tabacco ti è caduto.
Guillermo Cabrera Infante

19 commenti:

  1. Io sono sempre ed inesorabilmente per il vizio.

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  2. in questo caso è tutt'e due… alla faccia della immacolata concezione! :)

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  3. Il fumo che avvolge il disegno è eccezionale. Mi basta questo :-)

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  4. Direi: vizio è virtù. Mai così mistica e sensuale ;)

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  5. @Teti: una delle poche Nannini che digerisca! ;)

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  6. @Mark: ne soffio un po' anche sul tuo? ;) :)

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  7. Non credo si trattasse di tabacco. Cabrera se lo rigira tra le dita, dal punto di vista di una femmina. Ti stava bene, come immaginavo, scritto da te e invece, quel giocoso Cabrera Infante che mi ha fatto credere fino alla fine si trattasse d'altri umidi pertugi
    "..e senza briglia io sto puntando te, sigaro avana e cammisella in picchè".
    Fumo l'afrore di un'Afrodite
    che tra le dita tiene e sfuma
    l'aroma di cuoio bagnato, pepe,
    brandy dentro un vecchio barile.
    Un sentimento del sacro a lui si lega
    essenza inafferrabile che sale verso l'altro
    che avvolge e intriga innanzi l'altro
    e Cabrera Infante ce la vuol smenare.
    Immmaginavo il sigaro come premio
    tributo orgiastico all'abbandono
    dopo aver banchettato tra le cosce
    l'istante mirabile e mistico
    della vittoria appagata dell'amante.
    Riattizza la sua brace
    e se m’incendi di passione
    nel tuo corpo ardo
    ma resto muto.
    L'umidificazione
    del sigaro
    par per sè gran metafora.
    Poi, può caderti anche il tabacco
    A chi vuoi importi?

    Bello il tuo estratto

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  8. L'orgasmo è un'esperienza mistica.
    Si dovrebbe praticare nelle Chiese.

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  9. @Simurgh: quale tabacco.. chi ha 'parlato' di tabacco? Questo poeta mi fa impazzire: letteralmente e praticamente! ;)

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  10. Sono piuttosto appassionato pazzescamente io dall'astinenza rigorosa, noiosa e flaccida..

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  11. e non c'è modo per farla terminare quest'astinenza? :/

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  12. Abbastanza spesso la cosa cambia da solo, come se ci si svegliasse alla normalità. 

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