sabato 24 marzo 2012

certo? incerto!

È un cuore, un muscolo paralizzato, come un orologio fermo. Non ti impressionava quando lo potevi sentir battere nel petto di lei, nel polso. E allora, sì, era davvero spaventoso. Ne potevano uscire cose spaventose: il destino di un uomo, e anche di più. Anche la verità assoluta e vendicativa si fabbricava là.


Agustina: se lo sai, dimmelo, altrimenti taci per sempre. E lei tace, portandosi sotto la coltre di terra emozioni e sintesi, essenziale e dettagli. Scelgo di rivolgermi a Camilla, le chiedo ragioni, la prego di spiegarmi la realtà, di placare la mia maledetta curiosità, di concertare il dramma dell'assenza, di esibire e sviscerare i principi fondamentali della sostanza e del mondo visibile. Non ne ha, ha appena esordito e rimane congelata tra luce e ombra, in sosta vietata sul mistero perenne e in bilico tra Antonio e José, il ricco e il povero. Me lo confida, non dispone di risposte, lei, potrebbe fornirmi immensità di dubbi… E io accetto. Sarebbe un buon punto di partenza, il tentativo di scoprire, l'opportunità di provare quella combinazione, girare la chiave, spostarsi sulla preziosa scacchiera, se non fosse per quel sole accecante che fa capolino da dietro le loro spalle e spara strali di terribile, luttuosa e tramontata fiducia. È una partita persa. La storia più assurda e artificiosa che io abbia mai letto e, vista rappresentata, ancor peggio; sembrerebbe un gioco al massacro, raffinatissimo, sì, ma oscenamente girato, percorso, sottotraccia, vincolato e tirato energicamente da un filo rosso, ed è sangue, elegante, sì, ma grottesco. A chi, ora, domandar soccorso? Chi può spegnere l'ardore dell'angelo e troncare il volo del diavolo? Io sono ormai vinta, abbattuta, in terra, dissanguata dal tramonto acceso nel quale si stagliano nere e pungenti due pupille, l'una cinica, l'altra perduta. Le scorgo, orride, simulo e mi inabisso in quell'oscuro e immenso labirinto di corridoi, di geometrie disperate, di ombre che si rincorrono e incrociano la mia fuga, istanti eterni di vizio, trame infinite di capriccio, racconto e dipinto tratteggiato con sapienza dell'immoralità pratica e teorica; il mio percorso si fa indeterminato, incerto, indistinto tra l'artificio e la vita, il tempo, un'eco sfolgorante e straniante che graffia e irretisce, stritolata nelle spire del crudele pugno che incrocia e intesse e inchioda, sudo, brucio. Lì mi sciolgo… forse.

Sono stata convinta, non sedotta, la seduzione dura meno della convinzione.


Eccolo l'ambiguo mio novantenne, colui che non riesce, non sa, non vuole giungere a una conclusione, che si avvita e si perde nelle sue ellissi magiche, nelle oscurità immense, nelle geometrie mirabili e non fornisce mai una spiegazione logica ed esauriente della realtà comune ma ne costruisce una continuamente sfuggente, prostrata alla superiorità femminile, ai capricci della donna che impersona il bene e il male, occhio scaltro e magnificamente diabolico. Io non posso far altro che aderire alla sua visione, non fosse altro che per una mia innata e peculiare caratteristica, quasi una patologia, ormai nota a tutti: nel teatro dell'assurdo ci sto a meraviglia, nell'orologio che ha perso le lancette e batte il tempo in maniera indefinita e disarticolata sono naturale ingranaggio, dell'insofferenza e del distacco da qualsiasi impegno impellente ho fatto sregolatezza personale, con l'illusione e l'eterno disattendere ad ogni promessa vado a nozze (le uniche dei miei desideri), sul governo delle passioni e delle perversioni baso tutto il mio racconto e il mio credo... che dire? Questo portoghese con me non è avaro di doni e sorprese, mi spiazza ad ogni frase, mi ghiaccia ad ogni silenzio, mi infiamma ad ogni sguardo. Contorto, sottile, elegante gioco in cui mi perdo e mi desto; passatempo ed enigma privo di disciplina e di conformità ad alcuna legge.
Si fa donna il mio vecchio. Graffia e incide. Ricama e civetta. Complotta e si diverte alle spalle nostre... cos'è l'equilibrio? Non lo so e continuo a ignorarlo. Pratica indeterministica. Principio di incertezza. Obrigado (recensione presso casa di RobyDick de O principio da incerteza).

Donne! Non era ancora tempo di ricorrere a loro per consacrare le illusioni senza nome di cui gli uomini erano fatti! Ora volevano solo condividere gli stessi momenti, quel vuoto del cuore in cui c'era posto per tutte le promesse del mondo.
Agustina Bessa Luís

9 commenti:

  1. (__ uff! __ mai una volta che finisca bene!)
    capricciosa apnea di sensi e di_battiti (cardiaci e mentali)
    (adesso faccio la conta e chi risulta cattivo "lo" sparo!)

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  2. Un'intensità drammatica che stringe il cuore del lettore, partecipe!

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    1. vi partecipo anch'io, mai una volta che riesca protagonista! :)

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  3. sono arrivato alla conclusione che il mondo le promesse non le fa. e anche i dubbi... devomno essere nostra personale produzione.

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    1. io ne ho un deposito pieno zeppo, comincio la svendita.. :/

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