venerdì 20 agosto 2010

un nome un titolo un colore un destino


Incompiuto. Tanti i significati. Unico il bisogno di andarlo a rileggere ogni tanto, tutti gli anni. Bianco sporco per la copertina, rosso il titolo, nero l'oro, oscuro il destino. Chi ha scelto questa veste editoriale è un genio. Al di là delle prime perplessità è stata sicuramente una gran trovata e i significati che riesco a trovare in pochi minuti, appena acquistato, son già tantissimi. Lo impolvero e lo impiastriccio immediatamente, lo impronto, lo stringo, lo annuso, so già che ci rimarrò attaccata per giorni, ma quest'è leggere, entrare senza chiedere il permesso, usare le pagine per pulirsi i piedi, per asciugare le lacrime, per lasciare un bigliettino, una lavagna bianca su cui appuntare tutte le nostre vite, i nostri incontri. Paura ed inquietudine, destino comune, tutto scritto lì. Crisi, problemi, debolezze e forza, sofferenze e conquiste che sprofondano senza più poter respirare e tanto meno risalire, quella chiazza è troppo vasta, troppo. Infinita. Una marea nera di contraddizioni, di fatti senza conclusione, quasi quanti ne ho io già all'età tenera di vent'anni. Non so nemmeno cosa voglia fare di questa vita, piena e vuota allo stesso tempo. Mi giro e mi rigiro e mi aggiro, persa, già prima di cominciare ad andare. Quello non mi dà nulla, quell'altro non mi convince, questo mi piace ma, cavolo, quanto pretende. E poi chi mi dà il diritto di giudicare quello, questo e quell'altro? Vogliamo fare un pochettino di autocritica? Un bell'esamino di coscienza… ce l'ho? Mi sento parassita, quasi quanto quei liturgici personaggi che ritrovo descritti così bene, e dopo una bella litania di un minuto già mi faccio schifo, ma almeno non sono al potere e sono ancora in tempo per cambiare rotta. Dopo circa vent'anni potrei dire che nessun'opera come questa è attuale, valida, fatta di analisi e previsioni a precorrere situazioni e avvenimenti di oggi. Come lui stesso lo definì è proprio un libro vulcano e ogni volta, aperto, erutta e lancia realtà, è un processo formale vivente. È così che scopro di non aver mai creduto, a contatto con il nulla dentro me, l'ho vissuto e l'ho ritrovato anche nei momenti in cui speravo di veder nascere e crescere quel qualcosa dentro e fuori di me. Indivisa. Terrorista e sdoppiata, A e B in un'unica persona. Un bel volo cosmico questo che attinge dalle mie vite, dalle mie esperienze, quanto di più fantascientifico, come dice egli stesso Non lo farei mai. Penso che sia impossibile per un narratore fondarsi su esperienze non avvenute realmente. Non ce n'è bisogno, accadono tali bestialità che sarebbe anche inutile. E basta una notte in cui sogni per scrivere per anni, non ricordo, ho visto ma non so cosa, dici al mattino e intanto scrivo, scrivo e scrivo. Interruptus. Mangio e digerisco una gran quantità di personalità con una furia metabolica indicibile dell'atto creativo e nello stesso momento in cui dò la vita ai miei testi avrei voglia di distruggerli, per liberarmi di me. I miei dubbi, le mie domande fanno parte di me, impossibile eliminarli, in questo so essere onesta e pulita, turbata in maniera permanente come coscienza democratica necessaria e vitale. Un grande punto interrogativo morboso e brulicante mi cresce sù, la testa il tondo imperfetto plumbeo attonimento. Tra un po' mi sveglierò e sarà stata solo un'impressione, l'inganno di un sogno. Inedito.



La notte intorno era tiepida, estiva. C'era però, insieme, quel brivido di fresco che precede l'alba: infatti i piedi erano umidi di rugiada. Come il cielo, a oriente, da una semplice, sterminata lastra blu-inchiostro appena schiarito, cominciò a screziarsi in una infinita serie di preziose sfumature tra cui cominciava già a prevalere una striscia, quasi dura, d'un rosa cinabro, altri rumori misteriosi, come (fiati, sospiri), cominciarono a farsi sentire nell'oscurità. Finché di colpo, questa volta senza possibilità di equivoci, cominciarono a trillare delle allodole. Quasi altrettanto improvvisamente, l'aria fu luminosa. La luce era lì, già pronta, una luce triste e perlacea, ancora fredda. Ma essa rivelò tutto, senza (possibilità di smentite), in una grigia fatalità. Incolore.

6 commenti:

  1. ci si riconosce spesso in qualcosa che è stato scritto e "disegnato"da altri, un soffio per una vita, una pagina, una parola scrutata o appena sfiorata.

    un libro, pura energia e mille punti ancora magicamente oscuri di se.

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  2. esatto Toupie: mille punti… tu in me, io in te, scoperte, coperte! :) un bacione :***

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  3. parole vertiginosamente belle, intelligenti, magiche, spiazzanti. i tuoi gusti musicali, invece, sono solo spiazzanti... :D

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  4. Steve Reich spiazza anche me… sempre! ;)

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  5. Meglio spaizzare che essere spiazzati. Petrolio, c'è molto in quel libro dell'Italia ...me lo disse un'amica. Non l'ho ancora letto, non mi sento pronto.

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  6. anche allora l'Italia non era pronta… non è mai stata pronta ad affrontare la grandezza di quel trivellatore! Quando lo sarai e lo leggerai, ti sommergerà e ti riporterà a galla, non averne tanta paura! :)
    p.s. non aver fretta di leggerlo, è un libro che accantonato e ripreso avrà sempre il medesimo e differente effetto: sconvolgerti piacevolmente! ;)

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