mercoledì 21 aprile 2010

requiem del tempo presente

L'ultimo tocco su quella tastiera, le mani hanno accarezzato la partitura e ha spiccato su tutti i brani un lacrimosa non rigoroso, anzi… ne è sgorgata una scrittura di ampio respiro dalla struttura armonica e dall'articolazione sanguigna come un pianto a stento trattenuto.
Con insistenza si diffondono voci circa la leggenda secondo la quale avrebbe composto questa messa per il suo funerale. Ma è una stupidaggine, tutti sanno che è proprio immensamente lontano dai suoi desideri essere protagonista di uno spettacolo così lugubre e strappalacrime.
Vorrebbe soffiare fuori l'ultima azione in completa solitudine e l'ultimo viaggio vorrebbe compierlo lontano da sguardi indiscreti e commemorazioni false. Sceglierà una fossa comune, il precipizio accanto a stranieri, l'ultimo contatto con ossa sconosciute, la buonanotte accantonata con il mondo tutto, senza nome, senza epigrafe, senza lapide… una partitura incompiuta, una stesura parziale la cui paternità non sarà mai dimostrabile.
Buio e silenzio, il giorno si dissolve d'un tratto, scintille si spargono dappertutto, una tromba diffonde suoni meravigliosi e un piano forte stupirà morte e dolore alitando un supremo senso di pace.
È eterno riposo et lux perpetua luceat eis


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