lunedì 26 aprile 2010

J.J.

è un marchio impresso, un tatoo folle e nero, un pesante e sottile doppio filo che lega indissolubilmente la mia voce al cuore, il mio stomaco all'anima, una ferita sempre aperta sulla quale sembra che qualcuno aggiunga sempre una bella manciata di sale fino che penetra crudele e impassibile e infuoca e smargina sempre, sempre… mai che possa guarire, mai.
Janis Lyn mi chiamo, Pearl mi chiamano, confusa e felice, disubbidiente e ribelle, abrasiva come il mio timbro vocale, acida e amara come i testi delle mie canzoni strazio e strappo, mordo e deglutisco con sofferenza sensuale e selvaggia ore e giorni, mesi e anni, e mi convinsi che tutto avrebbe potuto cambiare e diventare migliore. Io musa inquietante ho mosso gli ultimi passi nell'illusione che la droga non mi sarebbe più servita… quel buco avrebbe dovuto essere l'ultimo, sulla lapide da poco acquistata la macabra profezia: "Buried alive in the blues" e io mi seppellisco oggi, con il mio miele e con la mia ruggine, con il mio furore e la mia tenerezza, con la mia malinconia e con la mia passione, con il mio blues e con il mio rock psichedelico.



Quando sono sul palco faccio l'amore con ventimila persone, poi torno a casa da sola

2 commenti:

  1. i remember you well in the chelsea hotel
    you were famous, your heart was a lengend
    you told me again you preferred handsome men
    but for me you would make an exception.

    RispondiElimina
  2. e hai pescato nel cappelletto di paglia il collega e presunto amante Leonardo, che fortuna avere costoro nella nostra playlist! ;)

    RispondiElimina