Cosa hai bisogno per ricostruirti? Hai combattuto e ti sei disaffezionato, hai inferto traumi e hai bramato per tornare a guardare gli orizzonti del prima. Non hai più fiducia nel tuo carattere, ci stai scavando dentro, e quasi non trovi più nulla, sei introverso, cupo, impalpabile. Sei sempre in movimento, usi pochissime parole ma il tuo mondo interiore non riesce a placare il dolore, il tuo destino trito e sezionato, lo trituri e lo ripassi alla luce del tuo umore tetro, sempre più nero, scivola fuori una grande poltiglia, ma non hai budello che la compatti.
Non gettare quell'ancora, tienila assicurata su una sponda. Troverai un fondo su cui afferrarti, una mano con cui rassicurarti… ma no, la morte non rende tutti uguali. Abbandona quel feticcio, non adularlo più, raccogli i tuoi pensieri delicati e rendili a quella camera, chiudi la porta e la chiave che ti taglia a metà, metti all'asta l'oblio, accendi l'ultimo cero e scrivi un necrologio, semplice e trasparente. Tavolo sottosopra, sedie in terra, tappezzeria lacera, letto sfatto… camera in disordine, prenderà fuoco e si cancellerà. Oltrepasserai quella soglia, debole e vinto cederai al granitico e muto urlo del morto.
… lanciai un urlo di inferno. Un urlo che dovevo portarmi dentro da molti anni, e con quell'urlo così ampio che aveva fatto fatica a passarmi per la gola mi uscì un pezzetto di niente, come uno scarafaggio di saliva… e quel pezzetto di niente che mi era vissuto tanto tempo dentro era la mia giovinezza che fuggiva con un urlo che non sapevo bene cosa fosse.
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