mercoledì 2 giugno 2010

via i paletti

La definizione è per sua natura finita, è limite e confine, mentre io voglio il lontano, e al di là degli ostacoli (delle parole, dei sentimenti, del mondo) cerco l’infinità in cui tutto, tutto si riunisce.

Tutti esperti alchimisti, si muovono con agilità tra alambicchi e pietre filosofali e si affannano, non appena conosciuta l'esistenza del pensiero e da questo affascinati, alla ricerca della Verità, sono tormentati da una infinita sequela di domande. Io? No. Macché, io non faccio altro che schivarla ogni giorno, mi rifugio al riparo dell'artificio e della maschera.
Poi perché? Siamo contenuti all'interno di una denominazione, un fluido che non ha forma, si camuffa, assume la sagoma della bottiglia in cui ci hanno versati, e ci accoglie, ci protegge, fino a quando chinatasi, trabocchiamo fuori e torniamo inevitabilmente all'informe originario. E allora? I nostri progressi, i nostri cambiamenti sono solo apparenti, il divenire è circolare condanna e periodicamente ritorniamo, sempre diversi, eppure sempre immutabili. Ma no, non è un inganno, perché desiderare una verità unica e allo stesso tempo volere un confine non fisso? Teniamo solo il qui ed ora, la nostra esistenza è basata su fondamenta effimere, quello su cui abbiamo poggiato il nostro sguardo un attimo prima non è più il medesimo, è già diventato passato e quindi non è più reale.
Basta con la spasmodica ricerca della realtà. Dentro avvertiamo un'immensità inspiegabile, ci volgiamo all'immortalità che percepiamo come potenzialità, ma che non riusciremo mai a raggiungere. È una lotta impari e noi usciamo sempre sconfitti e amareggiati, e pur restiamo ostinati nel nostro intento.
Forse dovrei smettere di pensare: forse è questa la fonte del mio malessere. Smetter di concentrarmi, perdermi nel rapimento dell'evasione, e tendermi nel viaggio di fuga dalla logica abitudine, sgretolarmi come fragile argilla tra le mani dell'impietoso non-sense. Una capanna in riva al mare, una grotta sul fianco di una montagna… sì il libro dell'inquietudine mia si apre e me la darà, una delle due, non m'importa, ma quando comincio a pensare a tutti i particolari, ecco naturalmente mi sveglio, e non c'è nulla, né capanna, né mare, ahimè… cominciai a vestirmi e dinanzi a me la vita riprese a pavoneggiarsi nei suoi abiti di tutti i giorni.

Sì o no… questo o quello… uno o zero.

4 commenti:

  1. il libro dell'inquietudine..
    non ho ma finito quel libro Di Pessoa.. leggo qualcosa ogni tanto, quando sono pronta mentalmente per uno stordimento dei pensieri e per una malinconia senza paragoni..


    quanto alla verità.. " Io sono colei che mi si vuole.. ".. Pirandello docet, ancora una volta :P

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  2. Pirandelliana che non sei altro! :P

    Io quando voglio stordirmi leggo un italo-francese sinuoso e carnale:
    "I mobili fuochi del bivacco
    Rischiarano forme del sogno
    E nell’intreccio dei rami
    Lentamente s’innalza la visione

    Ecco i disdegni del rimpianto
    Scorticato come una fragola
    Il ricordo è segreto
    E resta solo la brace" Guillaume Apollinaire

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  3. direi : 2 a 0 col raddoppio di Tricky !

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