venerdì 21 maggio 2010

alto-basso-fragile


Quante volte mi son guardata allo specchio? Sospiro, alzata di spalle, cenno di diniego, smorfia di disgusto, ma poi? Una frivola accondiscendenza: -Pazienza, lo farò un'altra volta.- Perché dopotutto non posso trovare la giustificazione nello stato comatoso. Stanno così bene, sono così lucidi, nemmeno un difetto, una leggera aridità, ma nulla di più. Lo dice anche Marianna: -Ma che, scherzi? Mai visti così sani-, appunto. Ma a volte vorrei sentirmi più leggera, più libera, sgravata di quel peso lieve che tante mi invidiano. Un animaletto prezioso e noioso allo stesso tempo, da accarezzare e lisciare, arricciare e strapazzare, ordinare e scompigliare. -Oh, che ti sei messa in testa?-, mio marito attacca -sono così belli!-. Che imbecille, penso, sono inanimati, e fanno quel che voglio io, ecco, io dove sono? non mi si vede quasi più, tutti a dire come sono voluminosi, come stanno bene, come stanno… e io? basta ho deciso. Questa è l'ultima notte che trascorrerete con me, pinza per raccogliere e ti copro mirror… e penso alla vita che non riesco a sbrogliare, ai nodi che prima o poi verranno al pettine, al giorno in cui potrò far a meno di balsamo, spazzola, maschera. Sfilo la pinza, mi sta urtando il cervello, lascio che mi avvolgano loro e il cuscino, arrivano a stuzzicarmi il naso, li allungo fino a raggiungere il lamentoso e lui nel sonno starnutisce. -Ecco, dico, senti quanto possano essere fastidiosi!-. Avrei dovuto mollarlo prima, senza pause e senza richieste di spiegazioni. Frasi di congedo, brevi, concise, taglienti. Avrei dovuto capire molto tempo fa quanto avessero importanza per me cinema, teatro, musica, pittura, scultura, che ci vuole? Un taglio netto e giù una bella spuntata di vita, una botta secca, lucente, armoniosa. E invece un assillo continuo, quotidiano, testo max 75 battute, titolo ad effetto, interlinea, aggettivi in eccesso, trama inconsistente, svolgimento stabile. Che palle, via, bisogna potare, faticare, arare, seminare e metter radici nuove, dai che inizio a scrivere di tematiche agroalimentari, salutare e naturale pratica, sarò una nutrice e fattrice perfetta. Ormai gliel'ho detto: -Taglia, fai tu!-. Eccolo il terremoto vero. E dalle macerie dei miei femminili ricci crepati al suolo si spalanca un sorriso più suadente e riverbera una nuova luce negli occhi, lo zigomo si anima e le orecchie salutano il brioso newlook! uè… sono io, sempre, ma non più io, scopro la precisa asimmetria, scalo la sicurezza del mio essere, accorcio le distanze tra me e il mondo. Corto-profondo-forte!


2 commenti:

  1. mi piace pensare che un taglio di capelli possa davvero significare il tentativo di cambiare qualcosa, che sia illusorio o reale non importa..
    raymond carver - uno scrittore che io amo - racconta in una poesia del giorno in cui una donna taglia i capelli al suo uomo.. e di quanto egli capisca guardandosi allo specchio del cambiamento e dell'amore..

    p.s. mi sa che abbbiamo la stessa parrucchiera ;)

    RispondiElimina
  2. Non è che lo pensi… è provato! Almeno per me! Ma non che il new-look tagli gli indugi e gli ostacoli, sono io che lo faccio e poi taglio la chioma! È successo nel lontano 1997 ed è risuccesso nel vicino 2008… :)

    pissi. no Dani, il nome è quello dell'artefice cambiamento prima volta, ma il parrucchiere è diverso, stavolta!

    RispondiElimina