Maestro senta, secondo lei, mia sorella sarebbe troppo piccola per imparare a suonare la fisarmonica? È nell'altra stanza. L'altro giorno l'ho scoperta con gli occhi socchiusi, disegnava un cavallo con i pastelli su un grande foglio bianco. Un cavallo bianco su foglio bianco. Tutt'intorno aveva preso a tracciare a tratti fitti fitti un cielo azzurro senza nubi a sporcarlo. E lei suonava il pezzo di Piazzolla, me ne faceva sentire una variazione. Ricorda quando m'ha chiesto un bicchiere di limonata? Bene, io sono entrato in cucina e l'ho sorpresa mentre ascoltava, rapita, la sua esecuzione. L'ho anche chiamata. Ma lei non era lì. Lo fa spesso. Gira, immagina, si sposta, vola e muove la testa a ritmo.
A volte io e mamma ci preoccupiamo. Invece papà no. Lui dice che è il suo modo per sognare, ed era anche il suo. Lui aveva un grande cavallo, vero, però, e marrone e ci andava a galoppare per le campagne. Augusto, si chiamava. Lo aspettava ogni sera quando tornava dal lavoro, si faceva strigliare per bene e poi partivano tutt'e due per altri mondi. Ci dice di star tranquilli, ché di sicuro è stato lui a trasmetterle questa passione per il cavallo e per il viaggio. Ma io un po' mi preoccupo. Almeno lo dicesse, che anche a lei piacerebbe suonare il mio strumento.
Sa che mia mamma ha visto un giorno che batteva le mani e recitava le note? Sì imitava me quando solfeggio. Chissà esisterà una fisarmonica un po' più leggera che le permetta di non stancarsi troppo. Io provo a parlargliene e vediamo. Se vuole, può farlo anche lei, le faccia i complimenti per il ritratto che le ha fatto l'ultima volta e intanto le chiede se le farebbe piacere imparare la musica. Vabbene, ci vediamo martedì, la aspetto, stessa ora, stessa limonata. Buona giornata maestro Passiatore.
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