Tutte le stradine sono mie, le percorro e le ripercorro al contrario, perché mi rimangano più impresse, giro in tondo, per notare i raggi del sole che colpiscono il selciato ora da una parte ora dall'altra e la città si scioglie al loro contatto. Non c'è nulla di artefatto, nessun set programmato, nessuna regia rigida, nessuna nube scura all'orizzonte…
Adoro non far niente, voglio assaporare tutto il profumo della noia, e immaginare quello della curiosità che mi porterà come un qualsiasi turista, come se mai l'avessi vista, e nemmeno sentita parlare. Sarà una coincidenza ma ogni volta che passo all'ombra degli ippocastani, in auteuil, davanti alla minuscola patisserie sento la fragranza e la bontà del croissant ed è sempre come la prima volta.
Sfuggente, sognante e amara allo stesso tempo è la mia città; mi aggiro senza meta trainato dai miei pensieri, dai miei suoni intimi ai quali si aggiungono le note lontane di sleeping song, naturali e spontanee; è la mia storia che mi conduce nella Parigi delle periferie, dei luoghi meno frequentati e mai pubblicizzati. Apro la gabbietta e mi libero in un deserto acciottolato e spontaneo, uccellino senza passato o con una storia lasciata a metà, protagonista di sogni e irrequietezze.
È così bella, così buia e segreta, così fascinosa e nuova, così ambigua e indistinta, abitata da una folla che si muove libera e senza pensieri, quasi invisibile, e così io mi muovo libero e senza pensieri, in mezzo ad essa e lontano da essa, quasi non toccando terra, non sento rumori di fondo, non sento lo spazio intorno, mi volto e ci sei tu, circostanza fortunata. Per caso ci incontriamo, per caso proseguiamo insieme. (dal 1991 - Milano maggio)
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